Ciascuno di noi ha simpatie ed antipatie immediate, e questo fatto
costituisce uno dei problemi relazionali più importanti. Già in
famiglia i genitori possono avvertire maggiore o minore simpatia per
un figlio rispetto ad un altro. Non ci si deve sentire in colpa per
questo, è un meccanismo psicologico del tutto normale, bisogna solo
comprendere come funziona. Mentre la simpatia è un invito
all’attaccamento e alla relazione, colui che viene percepito come
antipatico è al contempo temuto. Questi opposti sentimenti producono
in noi comportamenti nettamente diversi: in un “ambiente di
simpatia” ci si sente accettati dagli altri e di conseguenza ci
accettiamo più facilmente anche noi stessi. In un “ambiente di
antipatia” percepiamo di trovarci in una situazione da evitare, in
cui abbiamo bisogno di difenderci, dove finiamo per chiederci se
anche dentro di noi non ci sia qualcosa di sbagliato. Dunque,
prestare attenzione a questa continua e inevitabile alternanza di
sentimenti non può che farci crescere e giovare al nostro benessere.
Ci consente di modificare dapprima i nostri comportamenti, la nostra
“posizione” nelle relazioni, le dinamiche relazionali stesse,
quindi la nostra “posizione” nel mondo e il rapporto che abbiamo
col mondo stesso. Non mi sembra poco.