E’ uno stato non solo psichico ma alquanto tangibile e reale
in cui si trovano molti genitori con
figli in età soprattutto adolescenziale ma anche puberale. Escluse le patologie
psichiche (che comunque, quando presenti, hanno sovente una diagnosi tardiva) a cosa dobbiamo
questa condizione familiare?
La causa principale riguarda un’attenzione esageratamente
scrupolosa verso aspetti della vita dei nostri figli che sono solo marginali, e
tali dovrebbero rimanere. Si tende invece, troppo spesso, a riempirli di
significato, ingombrando la loro psiche di inezie. Questa modalità di procedere
(spesso dovuta a nostre ansie ataviche), è perfetta per “bloccarne” lo
sviluppo, per impedirne dapprima il riconoscimento e quindi l’espressione delle
proprie risorse (che sono invece i veri tesori di ciascuno di noi). Conseguentemente
le autonomie e l’autostima del ragazzo/a non possono beneficiarne.
Invece di puntare l’occhio sulla figura, l’adulto in
questione pone lo sguardo sul contorno, tralasciando i bisogni fondamentali del
figlio/a e assecondandolo nel “capriccio”, dove invece andrebbe fermato.
In poco tempo si è passati da uno stile educativo in cui il
padre dettava legge ad una “educazione senza padre”. Il padre del dopoguerra dava dei confini
precisi entro i quali ci si poteva muovere, e li faceva rispettare anche con la
forza. Per il resto il figlio/a doveva “farsi da se”. Oggigiorno, invece, l’adulto cerca il più
possibile di “sostituirsi” al ragazzo/a per alleviargli le pene, con la
conseguenza di ritardarne la crescita.
E’ consueto, nella società contemporanea, trovare giovani con uno sviluppo cognitivo
notevolissimo (favorito dal continuo bombardamento di informazioni e dalle
nuove tecnologie) ma con una
“intelligenza emotiva” molto acerba. I ragazzi di oggi non
sanno tollerare le frustrazioni, nemmeno le più piccole, e questo li rende
estremamente fragili. Cio’, ovviamente,
è dovuto in larga parte al clima iperprotettivo che gli adulti hanno costruito
intorno a loro.
Con questo non voglio tessere l’elogio della società del
dopoguerra, ne tanto meno compararla con la nostra , in quanto sarebbe come
confrontare delle mele con delle pere.
Tuttavia questo excursus può essere utile a comprendere che
il “nuovo stile educativo” dominante rischia di “intrappolare” i genitori
stessi in gabbie familiari in cui i figli fanno richieste sempre più pressanti,
dove presentano esplosioni di rabbia incontrollate oltre che incomprensibili, e
dove la gestione diventa una problematica insormontabile.