martedì 31 luglio 2018

PSICOLOGIA, POESIA E INCONSCIO

Esiste un particolare legame tra psicologia e poesia.
Arte e nevrosi, in effetti, hanno qualcosa in comune: entrambe attingono energia dall’inconscio, luogo dove non esiste ancora la distinzione tra reale e fantastico. Nella nevrosi accadono dei processi di trasformazione che portano ad un sintomo, cioè ad un disturbo senza senso e fastidioso; la poesia invece ha la possibilità, appunto attraverso l’inconscio, di esprimere “ l’ indicibile”.




NON SO

“…...chi sono, che anima ho.
Quando parlo con sincerità non so con quale sincerità parlo. Sono variamente altro da un io che non so se esiste”.



Da “Una sola moltitudine”




HO BISOGNO DI PSICOTERAPIA

“Ho bisogno di psicoterapia perché cadere otto volte nello stesso piccolo abisso
non può mai essere casualità bensì causalità.”

Marwan




LA TERRA DI ARCADIA

“Siamo tutti nati in Arcadia, tutti veniamo al mondo pieni di pretese di felicità e di piaceri” (Arthur Schopenhauer).
Non c’è niente di male in questo, anzi guai se non fosse così.
Tuttavia, il nostro tempo ha assunto come unico imperativo categorico quello del godimento assoluto e immediato, del tutto e subito…. a scapito del desiderio. E questo, dal punto di vista psichico, non è affatto salutare.




HO BISOGNO DI PSICOTERAPIA

“Ho bisogno di psicoterapia perché voglio conoscere i vuoti che ho nell’anima per riempirli con parole di amor proprio, con carezze a me stesso”
Marwan




lunedì 30 luglio 2018

ESAURIMENTI NERVOSI, ANSIA E PANICO

anche (e soprattutto) quando ci sembra di non poter chiedere di più alla vita, in quanto abbiamo ottenuto tutto quello che desideravamo: il lavoro, la moglie, la casa, i figli. La convinzione che sia arrivato il momento di raccogliere i frutti e di godere del raccolto, unita allo sforzo di concentrare tutte le nostre fatiche per mantenere ciò che abbiamo conquistato, non ci aiuta. Anzi, attaccarsi sempre di più alle cose, come se la nostra identità passasse indiscutibilmente attraverso di esse, non può che collocarci in uno stato di tensione e di paura e dunque nuocere alla nostra salute.

L’ALTRO NON E’ ALTRO DA NOI… MA ALTRO DENTRO DI NOI

Ciò significa che dentro di noi abbiamo uno spazio ben definito che è lo spazio dell’ Altro. Appunto per questa nostra oggettiva conformazione psichica non possiamo escludere l’Altro da noi nemmeno se lo volessimo, in quanto esso è parte di noi; sarebbe come tagliarsi un braccio, una gamba, un pezzo del proprio corpo. Dunque, preso atto dello stato delle cose, non ci resta che imparare a dialogarci bene con questo Altro, a conviverci, ad ascoltarlo, anche perché è lui che porta quelle innovazioni che ci consentono di dare nuovo ossigeno al nostro motore.

TROPPO SPESSO METTIAMO IN DISCUSSIONE IL NOSTRO VALORE

troppo spesso lo pesiamo semplicemente sulla base, ad esempio, della realizzazione o meno dei nostri progetti. Il nostro valore, invece, resta identico; oltre al fatto che non è che più soffriamo più riusciamo a cambiare lo stato delle cose, non è che più stiamo male più riusciamo a risolvere il problema; anzi, soffrire non serve ad espiare alcunchè. In conclusione, è normale talvolta essere invasi da un senso di inadeguatezza e di sconfitta, l’importante è non identificarsi con esso ma considerarlo solamente uno stato passeggero quale è.

SI PUO’ SMONTARE QUESTO CIRCOLO VIZIOSO DI AUTOSVALUTAZIONE

… con la consapevolezza. Ogni volta che si sta per innescare questo meccanismo dobbiamo accorgerci che stiamo cadendo nell’errore di ripetere il passato. Possiamo perciò fare una cosa molto importante, cioè “disinnescare” quei pensieri dannosi prima che si concretizzino in azioni o in giudizi negativi verso noi stessi.

DI TUTTO RESTANO 3 COSE

”Di tutto restano tre cose:
la certezza
che stiamo sempre iniziando,
la certezza
che abbiamo bisogno di continuare,
la certezza
che saremo interrotti prima di finire.
Pertanto, dobbiamo fare:
dell’interruzione,
un nuovo cammino,
della caduta,
un passo di danza,
della paura,
una scala,
del sogno,
un ponte,
del bisogno,
un incontro.”



Fernando Pessoa




domenica 29 luglio 2018

OGNI VOLTA CADIAMO INTENZIONALMENTE NELLO STESSO COMPORTAMENTO… MA LO FACCIAMO COSCIENTEMENTE?

Il problema vero, appunto, è che il più delle volte noi non abbiamo consapevolezza di questo meccanismo. Normalmente, infatti, non ci accorgiamo di quante volte mettiamo in atto la disistima verso noi stessi con atteggiamenti autolesionistici. Poichè siamo abituati a comportarci in modo sempre uguale, diamo per scontato che quello sia il nostro modo di reagire di fronte alle situazioni della vita.

A VOLTE CI FACCIAMO VOLONTARIAMENTE DEL MALE

Anche se sembra paradossale, siamo spesso noi che cerchiamo di ritrovare quella particolare atmosfera in cui in passato siamo stati frustrati, colpiti, attaccati, aggrediti. Esistono infatti numerosissimi esempi di persone che nella loro vita ripetono costantemente situazioni in cui vengono punite e martoriate, in cui inseguono proprio quell’attacco che li ha annientati.

mercoledì 18 luglio 2018

ancora… SULLA CONOSCENZA DI SE’

Conoscere se stessi passa inevitabilmente attraverso la percezione del proprio corpo: “L’uomo non conosce se stesso se non per mezzo delle affezioni del suo corpo e delle idee di queste”.

martedì 17 luglio 2018

VOLER CONOSCERE SE STESSI E’ ANCHE (E SOPRATTUTTO) UN PIACERE

Il piacere è una componente essenziale dell’esistenza, infatti ci accompagna sempre nei momenti più importanti della nostra vita. Il solo fatto di “sentirci vivere” alimenta uno stato di piacere che potenzia la nostra disposizione a interagire nuovamente con noi stessi e con gli altri. E più proviamo gioia più siamo in grado di provarne ancora, questo è il meccanismo.




lunedì 16 luglio 2018

LA CONOSCENZA DI NOI STESSI RESTA UNA CHIMERA

(anni di psicoanalisi, infatti, non bastano)

 
Chi di noi può dire di conoscersi fino in fondo? Nessuno. La realtà è che rimaniamo un mistero per noi stessi, e che la nostra identità, così complessa, ci sfugge. Certo, le scienze hanno accumulato un’enorme mole di sapere, ma non sono ancora riuscite a dare una risposta su che cosa sia l’essere umano. L’uomo rimane “questo sconosciuto”: più cerchiamo di comprenderlo meno lo conosciamo. Ma c’è una cosa che si può imparare, forse l’unica, ed è questa: stare con noi stessi.

domenica 15 luglio 2018

NON SIAMO CONTENITORI VUOTI

Già gli antichi quando si chiedevano a cosa servisse educare parlavano di educare alla virtù, cioè a formare un uomo… un uomo che, proprio per questo, in futuro avrebbe avuto gli strumenti per diventare un uomo libero.
Questa concezione aveva tuttavia un presupposto fondamentale, cioè che non siamo dei contenitori vuoti. Lo stesso significato del termine “educare” lo dimostra, in quanto vuol dire “far uscire”, “tirare fuori”. Al contrario del termine “informare” che significa mettere la forma di chi sta informando nella “scatola” di chi viene informato.




ESISTONO DUE TIPI DI APPLAUSI DAVANTI ALLA DISABILITA’ IN SCENA

Si può applaudire allo sforzo della differenza di farsi simile a noi, simile per quell’approssimarsi; e poi si può liberare un plauso di stupore, un plauso affatto consolatorio, un plauso perché qualcuno ti ha portato in un posto ignoto capace di sospendere qualcosa e suggerire possibilità inedite.

PENSARE LA DIVERSITA’ IN TERMINI DI SCARTO

come suggerisce François Jullien. Nozione che indica una divergenza, che invita a ricordare che è l’errore, il buco dentro al sistema, ciò che permette l’emergere di un altro possibile. Lo scarto produce disordine, consente di uscire dalla norma, smarca il pensiero dalla comodità del dogmatismo.

sabato 14 luglio 2018

NON SI FA DEL BUON TEATRO SOLO PERCHE’

gli interpreti sono degli “esclusi”; non è con questa vocazione caritatevole che si produce arte. L’arte richiede una trasfigurazione, solo così il teatro può assolvere la sua funzione politica: sono in scena perché ho qualcosa da dire, perché mi metto in rapporto con un indicibile, perché sulla scena si compia un processo trasformativo.

IL CORPO E’ IL SOGGETTO PSICHICO PER ECCELLENZA

In ogni corpo c’è una storia, un mistero che si raggiunge per sottrazione, come nella scultura: “ma tu come facevi a sapere che in quel blocco di marmo c’era una cavallo?” È questo lo stupore che sorge.
La compagnia Teatro La Ribalta non mette in scena la patologia: esplorare le possibilità di quel corpo significa porre davanti la comunicazione, il messaggio di cui ogni soggetto, nella sua assoluta singolarità, si fa portatore.



domenica 8 luglio 2018

LE NOSTRE BARRIERE..

...alla serenità.
Ciascuno di noi, se ci pensa un attimo, è in grado di riconoscere le sue. Il fatto è che dovremmo spalancare le porte alla serenità, in qualsiasi momento capiti, in quanto non giunge mai inopportuna. Spesso invece siamo restii a farla entrare, perchè ci chiediamo se abbiamo davvero motivo per essere sereni, oppure se la serenità non ci sottragga alla serietà delle nostre riflessioni, così come alle nostre gravi preoccupazioni.

L’OPINIONE DEGLI ALTRI

ha un valore solo in quanto può determinare all’occasione il loro agire nei nostri confronti; non è vero quindi che non abbia un valore... ce l’ha, ma si tratta di un valore solo relativo. Ciò che determina l’opinione generale che gli altri hanno di noi , cioè l’onore, non è la nostra “vera natura”, ma “quella apparente”. Per questo è possibile perdere il proprio onore senza avere perduto il proprio valore, e viceversa.

“APPENA SUPERATA LA PUBERTA’ AVEVO GIA’ CAPITO..

quale fosse la mia posizione nel mondo e rispetto al mondo con sufficiente chiarezza per applicare alla mia condotta di vita l’espletamento di una necessità assoluta: quella di assecondare arditamente il mio carattere, accettando con coraggio gli svantaggi e gli inconvenienti che esso può provocare”.



Schopenhauer