giovedì 28 giugno 2018

I PROCESSI CHE ..

ci rendono autonomi e liberi di vivere la nostra vita come è meglio che per noi venga vissuta sono imprescindibilmente connessi a come avviene la scissione con i legami d’amore primari.



martedì 26 giugno 2018

OGGI I BAMBINI

sono talmente abituati a fare tante cose e tutte in fretta che non sono più capaci di “perdere tempo”. Cioè se improvvisamente si trovano con tanto tempo a disposizione, senza tablet o altra strumentazione tecnologica tra le mani, non sanno come impiegarlo. Il fatto è che il tempo consente il transito di emozioni ed affetti, consente di comunicare, di riattivare i sensi, accende la fantasia e i desideri. Spesso invece, ciò che si verifica, è che nella corsa frenetica di tutti i giorni si ha un “accumulo emotivo” che alla prima pausa deflagra. E le conseguenze di questa deflagrazione spesso sono imponderabili e presentano un contenuto altamente spaventoso per il bambino stesso.

lunedì 25 giugno 2018

LA RICHIESTA DI UN DONO

da parte di un figlio corrisponde quasi sempre alla richiesta di una presenza affettiva. Troppo spesso i regali non sono altro che pedine di scambio necessarie al genitore per lenire i propri sensi di colpa, e si fanno proprio perché non richiedono alcuno sforzo a chi li fa (a parte i soldi). Se i figli vedono elusa ogni loro richiesta attraverso il dono di un oggetto cresceranno idolatrando gli oggetti a scapito delle relazioni.

domenica 24 giugno 2018

IL SISTEMA IMMUNITARIO PSICOLOGICO

ha bisogno di piccole ma continue dosi di “tossine psichiche”… cioè di regole, di “no”, di frustrazioni, di dolori, di abbandoni. Necessita cioè di esperienze formative complesse che comprendano anche vissuti negativi.

L’IDENTITÀ INCERTA DI UN ADOLESCENTE

provoca inevitabilmente inquietudini e periodi di crisi. Ma è proprio l’ascolto del dolore affettivo di quel ragazzo/a che, molto spesso, può dirci di più di tante preoccupazioni sulle capacità d’apprendimento scolastico e sulle performance sportive.




DISVELARE IL RIMOSSO… MA CON CAUTELA

Ho sempre vissuto nella nebbia, mi ha accompagnato la vita. Dentro la nebbia altre nebbie. Una scenografia in cui un mistero ne contiene altri più piccoli e ancora altri. Nessuno sa dire quanti. Come la grande scatola che racchiude i segreti della mia vita. Solo Andreina ha potuto e saputo svelarmeli, solo a lei ho potuto raccontarli. In una notte di nebbia, naturalmente. La mia vita è stata una sfumatura di dettagli, un dettaglio tra i dettagli: le cose importanti, la verità, mi sono state negate per troppo tempo. Forse è per questo che non ho mai potuto entrare in una bottega di cose vecchie né fermarmi a guardare una discarica: sono luoghi dove i dettagli delle vite quotidiane sollecitano sensibilità per me lancinanti, dove il rimosso doloroso si fa oggetto, forma.



(tratto da “Naufragi” di Paolo Crepet )

L’ESPERIENZA DEL DOLORE E DELLA MORTE

I genitori non devono temere di parlare ai loro figli dell’esperienza della morte. Escluderla dal mondo affettivo dei bambini significa rafforzarne in loro la paura, anziché consentire di viverla con naturalezza. Ma dato che i figli hanno soprattutto paura delle paure degli adulti, significa che ciò riflette un disagio dei genitori nel pensare la sofferenza e il lutto con sufficiente serenità. L’esperienza negata della malattia e della morte non consente ai bambini di elaborare la perdita di una persona cara e li rende più fragili.

sabato 23 giugno 2018

L’ EDUCAZIONE SENTIMENTALE

I genitori possono educare ai sentimenti, anzi è auspicabile.
Tuttavia, passare per un interrogatorio non è la strada giusta se si vuole essere d’aiuto, piuttosto è molto più utile uno scambio di esperienze. Senza giudicare, ma anche mantenendo sempre una certa distanza tra chi educa e chi viene educato.

SINTONIZZIAMOCI

con l’età dei nostri figli. E’ l’unico modo per dir loro le cose più opportune e aiutarli nel loro percorso di crescita e di sviluppo delle autonomie. Le frasi che diciamo non devono essere “fuori tempo” (come invece spesso accade). Ciò significa che, dal momento che nostro figlio non è più un bambino piccolo, mamma e papà non possono continuare a ripetergli: “mettiti il maglione pesante che fa freddo!”

venerdì 22 giugno 2018

AIUTIAMO NOSTRO FIGLIO A CRESCERE

Non c’è scampo! C’è solo un modo per crescere: per tentativi ed errori. Se non facciamo esperienze, anche superficiali, anche sbagliate, non capiremo mai chi siamo e dove vogliamo andare, e faremo sciagure in età adulta.

LA FIDUCIA DI UN FIGLIO

è una conquista, non diamola per scontata perché non lo è. A volte occorre inghiottire bocconi amari di silenzi e di rifiuti. Lasciamo coltivare a nostro figlio anche un suo spazio interno segreto e solo suo. Mamma e papà non sono degli amici a cui si racconta tutto minuto per minuto.

giovedì 21 giugno 2018

C’E’ CHI VA DALLO PSICOLOGO

per evitare il dolore o perché spera di non fare troppo sforzo (“tanto c’è lo psicologo che mi risolve i problemi”).
Il fatto è che bisogna prendere atto che i dolori sono ineludibili, fanno parte della vita umana, oltre al fatto che di per se stessi non sono patologici. Il problema infatti non è evitare il dolore, ma evitare la cronicizzazione del dolore. Inoltre va recuperata la dimensione della fatica, in quanto i problemi non si risolvono prendendo le scorciatoie.

DISPIEGAMENTO DEL PENSIERO

Se prestiamo attenzione possiamo facilmente renderci conto del fatto che siamo spesso invischiati nei soliti pensieri, come se avessimo degli schemi mentali che ogni giorno ripetiamo sempre identici. La stessa cosa facciamo anche con quelli che definiamo essere i “nostri problemi”. Ma la questione più interessante non è renderci conto che quotidianamente pensiamo più o meno sempre le stesse cose, ma che tentiamo anche di risolvere i nostri problemi utilizzando sempre gli stessi schemi. Questo modo di procedere non può portarci a star bene né a soluzioni efficaci. Anche se le aree di interesse sono sempre quelle (il marito, i figli, il calcio, la scuola, ecc), è possibile (anzi necessario) allargare gli aspetti considerati per ogni area. Il marito ad esempio non è solo quelle tre specificità che notiamo in lui, così come i figli, la maestra e la scuola in genere, perfino il calcio. Solo se riusciremo ad allargare lo sguardo in questo senso, da una posizione diversa, potremo risolvere veramente un nostro problema; se infine consideriamo un nostro piacevole interesse, così facendo, potremo renderlo davvero inesauribile.




mercoledì 20 giugno 2018

QUESTE PAROLE DI JUNG...

… possono aiutarci a ritrovare “il baricentro” quando lo perdiamo.
Inteso come baricentro il lato più autentico che abbiamo.

martedì 19 giugno 2018

SHOPPING COMPULSIVO

I compratori compulsivi non possono fare a meno di fare acquisti, è più forte di loro: passando di fronte a una vetrina sentono di dover entrare nel negozio e acquistare qualcosa. Non comprano in base al reale bisogno dell'oggetto ma sulla spinta di un impulso irrefrenabile: "quell'oggetto deve essere mio".
Quello che dà piacere in questo tipo di acquisti, e che crea una vera e propria dipendenza, è proprio il "rito" di comprare fine a se stesso. L'oggetto acquistato, una volta a casa, spesso viene "abbandonato" .

Il soggetto si rende conto di non essere in grado di trattenere il suo impulso a comprare, e questo gli aumenta il senso di frustrazione.
Accade così, che per alleviare questa spiacevole sensazione, comincia a fantasticare sui prossimi acquisti dando il via ad un circolo vizioso: compro → mi sento in colpa → mi deprimo → per tirarmi su compro qualcos'altro (o penso a cosa comprare).
Rivolgersi ad uno psicologo può consentire di spezzare gli anelli di questa catena.

lunedì 18 giugno 2018

Da una depressione non si riemerge mai…

…..come si era prima di sprofondarvi.
Essa è soprattutto metamorfosi interiore.

LA CURA DEGLI ALTRI

A volte siamo presi da una “bulimia delle buone azioni”, che consiste nel considerarci brave persone solo se ci occupiamo degli altri, se li accontentiamo il più possibile. Abbiamo l’impressione di stare bene solo se facciamo del bene agli altri, ma ovviamente non è così. Questo nostro modo di procedere infatti, col tempo, ci porta ad una vera e propria forma di dipendenza. Purtroppo ciò che accade è che spesso, nell’aver cura degli altri, ci dimentichiamo di noi stessi.

DAGLI STUDI SUL PROBLEMA DEL SOVRAPPESO

emerge che in realtà, ciò che tratteniamo, sono soprattutto le emozioni.
Pianto, tristezza, rabbia, ansia, frustrazione inespresse ci fanno ingrassare.
Mandar giù “bocconi amari” non ci fa bene. Invece, tirare fuori quello che abbiamo dentro, ci sgonfia. Dimagrire quindi, in un’ ottica duratura, non è solo una questione di dieta.




LE RESISTENZE DEL PAZIENTE

al cambiamento sono quelle che il terapeuta deve sempre avere ben presente per intervenire in maniera efficace nei tempi e modi giusti. Fallire tempistica e modalità infatti pregiudica tutto il percorso. Lo psicologo inoltre, in ogni relazione terapeutica , deve considerare anche quelle che sono le proprie resistenze (anch’esse quasi sempre esistenti); solo così è possibile mettere al centro il problema del paziente, senza inficiarlo con inopportuni condizionamenti.




domenica 17 giugno 2018

LA QUESTIONE DELLA DISTANZA

Le stesse cose assumono un significato diverso a seconda della distanza da cui le guardiamo. Vale anche per le emozioni e i sentimenti, che se non li collochiamo alla distanza giusta rischiamo di esserne sopraffatti. Se sbagliamo la distanza inevitabilmente soffriamo. Se invece li mettiamo nel posto giusto abbiamo un immediato effetto terapeutico.







Ogni disagio o disturbo ha un significato….

….e non arriva per caso. E’ al contempo sintomo e cura.
Il percorso terapeutico ha lo scopo di scovarne il senso.



IL PROCESSO DI INDIVIDUAZIONE SECONDO JUNG

Jung è conosciuto per le sue geniali intuizioni sull’inconscio collettivo e la sincronicità. In realtà la ‘sostanza’ della sua psicoterapia è il processo di individuazione.
Per Jung l’ individuazione è quello che ognuno di noi è chiamato a fare al fine di sviluppare la propria personalità individuale e differenziarsi dagli altri.







La causa che attribuiamo al nostro stato depressivo….


non è mai quella giusta

sabato 16 giugno 2018

Non dobbiamo cercare di liberarci da una nevrosi….

….piuttosto dovremmo fare esperienza di quello che significa per noi e di quello che ci insegna. Dovremmo anzi esserle riconoscenti.

Senza di lei potremmo perdere l’occasione di apprendere chi siamo in realtà: non siamo noi a guarirla, è lei che ci guarisce.(Carl Gustav Jung)




La depressione scaturisce...

….dalle parti più profonde e arcaiche del nostro cervello, per questo non è possibile contrastarla con i ragionamenti del nostro “piccolo io” ma solo considerando il nostro lato sconosciuto.

A volte, se sei depresso...

A volte, se sei depresso, non vorresti fare niente. Tutto quel che vuoi fare è appoggiare la testa al braccio, e guardare nel vuoto. A volte puoi andare avanti così per ore. Se sei eccezionalmente depresso, devi perfino cambiare braccio. [Charlie Brown, 25 marzo 1980]

La depressione è una cosa molto seria, guai a banalizzarla. Guai a sottovalutare le parole di un depresso e dirgli frasi del tipo: “stai tranquillo che ti passa”. Anche se per poterla classificare come depressione deve corrispondere rigorosamente ai criteri diagnostici elencati nel DSM IV, questa immagine fornita da Schulz può aiutarci a riconoscere l’ingresso nel tunnel.
















L’ANSIA NELL’UOMO E NELLA DONNA ADULTI

Le donne hanno statisticamente un maggior rischio di ammalarsi di ansia rispetto agli uomini. I due sessi la esprimono anche in maniera molto diversa, quasi opposta: solitamente infatti le donne interiorizzano, somatizzano e spesso non sono neanche capaci di manifestare la loro rabbia, gli uomini al contrario espellono, “buttano fuori”, diventando talvolta anche ossessivi e aggressivi.
Nella donna, oltre ai momenti critici di gravidanza, post-partum e menopausa, l’ansia si spiega spesso con la paura costante di non riuscire a far fronte a tutti gli impegni e con la fatica di crescere i figli; nell’uomo invece è molto comune l’ansia da perdita del lavoro, da pensionamento, da cambiamento di ruolo sociale in genere. In una società così altamente competitiva come la nostra, infine, è molto diffusa l’ansia da prestazione, che ormai riguarda indistintamente entrambi i sessi.
La fase meno ansiosa della vita è indubbiamente quella che riguarda la terza età.




venerdì 15 giugno 2018

L’ANSIA ADOLESCENZIALE

Le metamorfosi adolescenziali sono di per se stesse generatrici di ansia. Cambiare improvvisamente le proprie sembianze scatena infatti la paura di non piacere. Inoltre, a differenza dell’adulto, il ragazzo ha una tolleranza bassissima all’ansia, e non appena la percepisce la espelle... purtroppo talvolta compiendo degli agiti disdicevoli (come ad esempio l’abuso di alcool o di sostanze stupefacenti). Sicuramente i genitori iperprotettivi, quelli cioè che non sopportano di vedere la minima sofferenza nel proprio figlio, non lo aiutano a costruirsi gli strumenti necessari per far fronte agli stimoli negativi. L’ansia quindi non va demonizzata né soppressa appena si manifesta, piuttosto va intesa come un segnale molto importante da ascoltare e capire.




Michel De Montaigne


“Non potendo regolare gli avvenimenti…..


regolo me stesso”

ALTRE INTERPRETAZIONI DEL DISTURBO FOBICO

Un’altra interpretazione della genesi del disturbo fobico è quella che attribuisce all’oggetto, alla situazione o all’animale il ruolo di simbolo di un conflitto psichico rimosso. Ad esempio la claustrofobia potrebbe rievocare un abuso subito nell’infanzia in un luogo chiuso; il principio è che per la nostra psiche è molto più tollerabile attribuire la paura ad uno spazio chiuso piuttosto che all’esperienza troppo dolorosa dell’abuso.
L’ultima interpretazione del disturbo fobico riguarda invece un’esperienza negativa dell’oggetto, situazione o animale della fobia stessa. Ad esempio potremmo avere paura di guidare dopo un terribile incidente d’auto; in questo caso è proprio il ricordo dell’incidente che alimenta la fobia. Ovviamente, in base all’interpretazione della causa del disturbo fobico è bene fornire al paziente una terapia diversa. Specificatamente nei primi due casi il terapeuta deve necessariamente individuare quale sia il conflitto rimosso che dà origine alla fobia. Nel terzo caso invece occorre favorire una nuova elaborazione dell’esperienza negativa vissuta dal paziente, per lo più attraverso l’impiego di tecniche cognitivo-comportamentali.

giovedì 14 giugno 2018

UNA CHIAVE INTERPRETATIVA DEL DISTURBO FOBICO

Si possono definire fobie quegli stati di agitazione associati specificatamente ad una situazione, un oggetto o un animale.
Hanno la caratteristica di non essere razionali, per cui nessuna spiegazione logica può aiutare il soggetto ad eliminarle. Nei casi più gravi possono limitare seriamente la vita di una persona. Una interpretazione sull’origine del disturbo fobico riguarda una difesa da una paura più grande; la paura del proprio padre ad esempio, essendo molto difficile da sostenere a livello psichico, può essere spostata sul terrore nei confronti di un animale (come nel famoso caso clinico di Freud riguardante il piccolo Hans, in cui la paura per il padre viene spostata sui cavalli bianchi).

L’ANSIA DI AVERE L’ANSIA

Un fenomeno che sta letteralmente dilagando in questi ultimi anni è l’ansia di avere l’ansia, e lo si può spiegare mediante un serio calo nella popolazione del livello di tolleranza alla frustrazione.

L’ANSIA secondo FREUD

Sigmund Freud parte dal concetto che l’ansia sia la manifestazione di un conflitto inconscio, quindi nascosto all’individuo. La rimozione avviene in quanto il soggetto ne valuta il contenuto come altamente pericoloso per la propria esistenza. Ne consegue che quella che viene riconosciuta dall’individuo come causa apparente dell’ansia non corrisponde mai alla causa reale. Rimuovere il conflitto non significa eliminarlo, ed è per questo che dà origine al sintomo ansioso.




UNA MADRE ASSENTE

Freud fu il primo a parlare di ansia del bambino a causa dell’assenza della madre. I primi 3 anni di vita infatti sono fondamentali per la fase di separazione-individuazione, in seguito alla quale il bambino può iniziare a sviluppare un sé autonomo. In questo periodo sono più che mai necessarie figure di riferimento stabili e presenti. Successivamente invece, fasi di distacco dalla mamma sono auspicabili e funzionano come un potente stimolo per la crescita.

mercoledì 13 giugno 2018

L’ ANSIA INFANTILE

La causa dell’ansia infantile è sempre l’ambiente. Anche quando è patologica è indice che il bambino è immerso in un ambiente ansiogeno.
Ciò significa che la madre, il padre, o anche la maestra manifestano un comportamento che genera il disturbo. E’ impossibile, dunque, curare un bambino ansioso senza curare prima chi gli trasmette l’ansia.




lunedì 11 giugno 2018

L'ENERGIA DEL CORPO

Quasi sempre disponiamo di una energia vitale superiore a quella che pensiamo di avere. Non ne siamo consapevoli perché si tratta di una “carica” nascosta, di energia che non stiamo utilizzando da molto tempo. Tuttavia può accadere che, a causa di un innesco imprevisto, fluisca all’esterno in modo vorticoso sotto forma di ansia e di panico. Talvolta un’ improvvisa difficoltà sul lavoro, la fine di una relazione di coppia o la perdita di una persona cara, possono ad esempio innescare la scintilla. Se sapremo utilizzare adeguatamente questa energia, una volta uscita allo scoperto, potremo usufruire di una spinta vitale inaspettata.




domenica 10 giugno 2018

AMORE

Amore è un sentimento particolarmente efficace in termini di adattamento all’ambiente, è un fortissimo stimolo a vivere e a sentirsi accettati, è l’aspetto culminante dell’attaccamento. Ma è anche una semplificazione eccessiva del mondo riducendo tutta la realtà a quell’unione, dove nulla può interferire con quella unità. Amore è un legame, ed è l’opposto del sentimento del Narciso che è un solipsista e si innamora di se stesso. Amore, pur costituendo un fortissimo tramite per la relazione, deve necessariamente essere transitorio nella sua fase più alta. Una società infatti non può reggersi su questo sentimento estremo, necessita invece di espressioni meno acute quali il rispetto reciproco, la solidarietà, la stima, la fiducia. Vari studi sociologici dimostrano, al contrario, che oggi tendono a prevalere i legami limitati alla fase acuta del sentimento. Si ignora cioè il fatto che una storia tra due persone non può essere un susseguirsi continuo di momenti acuti, ma un legame esistenziale che coinvolge sentimenti duraturi. Tuttavia siamo in una “società liquida”, come spiegava bene Bauman, “in cui il cambiamento è l’unica cosa permanente e l’incertezza è l’unica certezza”. Se non si vuole essere inattuali non si può prescindere da questo cambiamento sociale, occorre invece prendere atto che… Amore nel 2018, così come tanti altri sentimenti, svolgono una funzione psicologica diversa rispetto al passato.




sabato 9 giugno 2018

SIMPATIE E ANTIPATIE

Ciascuno di noi ha simpatie ed antipatie immediate, e questo fatto costituisce uno dei problemi relazionali più importanti. Già in famiglia i genitori possono avvertire maggiore o minore simpatia per un figlio rispetto ad un altro. Non ci si deve sentire in colpa per questo, è un meccanismo psicologico del tutto normale, bisogna solo comprendere come funziona. Mentre la simpatia è un invito all’attaccamento e alla relazione, colui che viene percepito come antipatico è al contempo temuto. Questi opposti sentimenti producono in noi comportamenti nettamente diversi: in un “ambiente di simpatia” ci si sente accettati dagli altri e di conseguenza ci accettiamo più facilmente anche noi stessi. In un “ambiente di antipatia” percepiamo di trovarci in una situazione da evitare, in cui abbiamo bisogno di difenderci, dove finiamo per chiederci se anche dentro di noi non ci sia qualcosa di sbagliato. Dunque, prestare attenzione a questa continua e inevitabile alternanza di sentimenti non può che farci crescere e giovare al nostro benessere. Ci consente di modificare dapprima i nostri comportamenti, la nostra “posizione” nelle relazioni, le dinamiche relazionali stesse, quindi la nostra “posizione” nel mondo e il rapporto che abbiamo col mondo stesso. Non mi sembra poco.




venerdì 8 giugno 2018

PAROLE AL VELENO

La chiacchiera eccessiva è un vero e proprio veleno, che può solo avere come effetto quello di allontanarci da noi stessi e amplificare le nostre insicurezze. Quando il teatrino degli argomenti che recitiamo è sempre , a rotazione, lo stesso, significa che non siamo più i protagonisti di un dialogo, ma siamo gli attori di un teatro dell’assurdo. In questo caso il centro della conversazione non è l’Altro, ma siamo sempre noi stessi, con la diretta conseguenza di recarci danno. Le parole ripetute, soprattutto se rivolte a se stessi e al proprio passato, stancano il cervello e indeboliscono le sue capacità terapeutiche.

SIETE GENITORI CATTIVI !!

Innamorarsi delle proprie sofferenze e ricamarci sopra racconti infiniti in cui mamma e papa’ sono cattivi e causa di tutti i nostri mali non è mai una cosa positiva. Tuttavia è molto diffusa. In effetti, è un alibi perfetto per rimanere bloccati dove si è, per crogiolarsi nel proprio dolore, per non fare mai un passo in avanti che possa consentirci di stare bene.










martedì 5 giugno 2018

ALLATTAMENTO AD OLTRANZA

La donna è perfettamente costruita per vivere la gravidanza e allattare, ma ciò deve avvenire solo in certi momenti della vita. Quando ci occupiamo solo ed esclusivamente della felicità dei nostri bambini è come se stessimo ancora allattando quando non ce n’è più bisogno. Pensare ai propri figli a dismisura, dedicandoci alla loro salute, allo sport, al gioco, alla lunga ci rende infelici e scontenti perchè avremo sempre l’impressione di non aver fatto mai abbastanza. In questo modo creiamo, senza volerlo, dei figli viziati e capricciosi, pronti a colpevolizzarci ogni volta che ci stacchiamo da loro.

domenica 3 giugno 2018

ENTUSIASMO

Ma si può vivere senza entusiasmo? No !! Il nostro cervello è programmato per ricercare ed avere piacere…ma non una volta all’anno, tutti i giorni. E anche se piangi un giorno intero, anche dopo una serie incredibile di eventi sfavorevoli, dopo una disgrazia, un lutto, anche quando ti sembra che finisca il mondo.. ad un certo punto, se ti ascolti, senti il bisogno di ridere e di provare piacere, nella mente e nel corpo. E se non lo fai inevitabilmente ti ammali.

LA TERRIBILE PAURA DI SBAGLIARE

Una madre “accogliente e sufficientemente buona” è certamente l’apripista per una vita più sicura e meno timorosa dei propri errori. Sapere che qualunque sia il nostro pensiero, il nostro comportamento, la direzione in cui decidiamo di andare, saremo sempre sostenuti dalla nostra principale figura di attaccamento ci consente di affrontare la vita con più coraggio. Una madre “accogliente” fa fare al bambino i primi passi, lo aiuta a parlare, gli fa sperimentare nuovi giochi, nuove situazioni, gli spalanca la mente. In questo contesto un errore non sarà vissuto dal bambino come un fatto troppo grave, e lo sbaglio non avrà quella connotazione negativa che la parola stessa suggerisce. Talvolta tuttavia, al di là dei genitori che abbiamo avuto in sorte, attribuiamo a un esame, un colloquio di lavoro, una decisione, un incontro d’amore.. una così grande importanza da sentirci terrorizzati. Ci accade questo quando abbiamo una visione ristretta di noi stessi, quando stabiliamo a priori come dobbiamo essere e diventare, quando ci vogliamo bene solo se raggiungiamo il risultato che ci siamo prefissati. Ma chi lo ha detto che bisogna dimostrare agli altri e a se stessi di essere bravi?




sabato 2 giugno 2018

SENSO DI COLPA

Deriva da uno stato di autoaccusa, ci procura disagio interiore e frustrazione….. e ci crea un senso di inferiorità che ci spinge a fuggire da noi stessi. E’ strettamente collegato a manifestazioni sintomatiche, come ad esempio grandi abbuffate. E’ causato da un atteggiamento spietato nei nostri confronti che ci ingabbia in un continuo giudizio su noi stessi, sul nostro comportamento, su cosa facciamo bene e cosa male. All’origine ha una costruzione ideale molto rigida di come siamo e di come dovremmo essere. Si può superare solo in un modo, imparando a stare con noi stessi.