ci rendono autonomi e liberi di vivere la nostra vita come è
meglio che per noi venga vissuta sono imprescindibilmente connessi a
come avviene la scissione con i legami d’amore primari.
Esperto in disagio minorile, disturbi emotivi e del comportamento, dinamiche disfunzionali nel rapporto genitori-figli. Si occupa anche di depressione, attacchi di panico, fobie, rapporti affettivi, dipendenze (alcool, droga, gioco d'azzardo, sesso, nuove tecnologie), disturbi alimentari, centro di ascolto per ragazzi in difficoltà, disturbi d'ansia, dell'umore, somatoformi, del sonno, sessuali, terapia di coppia, autostima, assertività, disturbi ossessivo compulsivi.
giovedì 28 giugno 2018
martedì 26 giugno 2018
OGGI I BAMBINI
sono talmente abituati a fare tante cose e tutte in fretta che non
sono più capaci di “perdere tempo”. Cioè se improvvisamente si
trovano con tanto tempo a disposizione, senza tablet o altra
strumentazione tecnologica tra le mani, non sanno come impiegarlo. Il
fatto è che il tempo consente il transito di emozioni ed affetti,
consente di comunicare, di riattivare i sensi, accende la fantasia e
i desideri. Spesso invece, ciò che si verifica, è che nella corsa
frenetica di tutti i giorni si ha un “accumulo emotivo” che alla
prima pausa deflagra. E le conseguenze di questa deflagrazione spesso
sono imponderabili e presentano un contenuto altamente spaventoso per
il bambino stesso.
lunedì 25 giugno 2018
LA RICHIESTA DI UN DONO
da parte di un figlio corrisponde quasi sempre alla richiesta di
una presenza affettiva. Troppo spesso i regali non sono altro che
pedine di scambio necessarie al genitore per lenire i propri sensi di
colpa, e si fanno proprio perché non richiedono alcuno sforzo a chi
li fa (a parte i soldi). Se i figli vedono elusa ogni loro richiesta
attraverso il dono di un oggetto cresceranno idolatrando gli oggetti
a scapito delle relazioni.
domenica 24 giugno 2018
IL SISTEMA IMMUNITARIO PSICOLOGICO
ha bisogno di piccole ma continue dosi di “tossine psichiche”…
cioè di regole, di “no”, di frustrazioni, di dolori, di
abbandoni. Necessita cioè di esperienze formative complesse che
comprendano anche vissuti negativi.
L’IDENTITÀ INCERTA DI UN ADOLESCENTE
provoca inevitabilmente inquietudini e periodi di crisi. Ma è
proprio l’ascolto del dolore affettivo di quel ragazzo/a che, molto
spesso, può dirci di più di tante preoccupazioni sulle capacità
d’apprendimento scolastico e sulle performance sportive.
DISVELARE IL RIMOSSO… MA CON CAUTELA
“Ho sempre vissuto nella nebbia, mi ha accompagnato la vita.
Dentro la nebbia altre nebbie. Una scenografia in cui un mistero ne
contiene altri più piccoli e ancora altri. Nessuno sa dire quanti.
Come la grande scatola che racchiude i segreti della mia vita. Solo
Andreina ha potuto e saputo svelarmeli, solo a lei ho potuto
raccontarli. In una notte di nebbia, naturalmente. La mia vita è
stata una sfumatura di dettagli, un dettaglio tra i dettagli: le cose
importanti, la verità, mi sono state negate per troppo tempo. Forse
è per questo che non ho mai potuto entrare in una bottega di cose
vecchie né fermarmi a guardare una discarica: sono luoghi dove i
dettagli delle vite quotidiane sollecitano sensibilità per me
lancinanti, dove il rimosso doloroso si fa oggetto, forma.”
(tratto da “Naufragi” di Paolo Crepet )
(tratto da “Naufragi” di Paolo Crepet )
L’ESPERIENZA DEL DOLORE E DELLA MORTE
I genitori non devono temere di parlare ai loro figli
dell’esperienza della morte. Escluderla dal mondo affettivo dei
bambini significa rafforzarne in loro la paura, anziché consentire
di viverla con naturalezza. Ma dato che i figli hanno soprattutto
paura delle paure degli adulti, significa che ciò riflette un
disagio dei genitori nel pensare la sofferenza e il lutto con
sufficiente serenità. L’esperienza negata della malattia e della
morte non consente ai bambini di elaborare la perdita di una persona
cara e li rende più fragili.
sabato 23 giugno 2018
L’ EDUCAZIONE SENTIMENTALE
I genitori possono educare ai sentimenti, anzi è auspicabile.
Tuttavia, passare per un interrogatorio non è la strada giusta se si vuole essere d’aiuto, piuttosto è molto più utile uno scambio di esperienze. Senza giudicare, ma anche mantenendo sempre una certa distanza tra chi educa e chi viene educato.
Tuttavia, passare per un interrogatorio non è la strada giusta se si vuole essere d’aiuto, piuttosto è molto più utile uno scambio di esperienze. Senza giudicare, ma anche mantenendo sempre una certa distanza tra chi educa e chi viene educato.
SINTONIZZIAMOCI
con l’età dei nostri figli. E’ l’unico modo per dir loro le
cose più opportune e aiutarli nel loro percorso di crescita e di
sviluppo delle autonomie. Le frasi che diciamo non devono essere
“fuori tempo” (come invece spesso accade). Ciò significa che,
dal momento che nostro figlio non è più un bambino piccolo, mamma e
papà non possono continuare a ripetergli: “mettiti il maglione
pesante che fa freddo!”
venerdì 22 giugno 2018
AIUTIAMO NOSTRO FIGLIO A CRESCERE
Non c’è scampo! C’è solo un modo per crescere: per tentativi
ed errori. Se non facciamo esperienze, anche superficiali, anche
sbagliate, non capiremo mai chi siamo e dove vogliamo andare, e
faremo sciagure in età adulta.
LA FIDUCIA DI UN FIGLIO
è una conquista, non diamola per scontata perché non lo è. A
volte occorre inghiottire bocconi amari di silenzi e di rifiuti.
Lasciamo coltivare a nostro figlio anche un suo spazio interno
segreto e solo suo. Mamma e papà non sono degli amici a cui si
racconta tutto minuto per minuto.
giovedì 21 giugno 2018
C’E’ CHI VA DALLO PSICOLOGO
per evitare il dolore o perché spera di non fare troppo sforzo
(“tanto c’è lo psicologo che mi risolve i problemi”).
Il fatto è che bisogna prendere atto che i dolori sono ineludibili, fanno parte della vita umana, oltre al fatto che di per se stessi non sono patologici. Il problema infatti non è evitare il dolore, ma evitare la cronicizzazione del dolore. Inoltre va recuperata la dimensione della fatica, in quanto i problemi non si risolvono prendendo le scorciatoie.
Il fatto è che bisogna prendere atto che i dolori sono ineludibili, fanno parte della vita umana, oltre al fatto che di per se stessi non sono patologici. Il problema infatti non è evitare il dolore, ma evitare la cronicizzazione del dolore. Inoltre va recuperata la dimensione della fatica, in quanto i problemi non si risolvono prendendo le scorciatoie.
DISPIEGAMENTO DEL PENSIERO
Se prestiamo attenzione possiamo facilmente renderci conto del
fatto che siamo spesso invischiati nei soliti pensieri, come se
avessimo degli schemi mentali che ogni giorno ripetiamo sempre
identici. La stessa cosa facciamo anche con quelli che definiamo
essere i “nostri problemi”. Ma la questione più interessante
non è renderci conto che quotidianamente pensiamo più o meno sempre
le stesse cose, ma che tentiamo anche di risolvere i nostri problemi
utilizzando sempre gli stessi schemi. Questo modo di procedere non
può portarci a star bene né a soluzioni efficaci. Anche se le aree
di interesse sono sempre quelle (il marito, i figli, il calcio, la
scuola, ecc), è possibile (anzi necessario) allargare gli aspetti
considerati per ogni area. Il marito ad esempio non è solo quelle
tre specificità che notiamo in lui, così come i figli, la maestra e
la scuola in genere, perfino il calcio. Solo se riusciremo ad
allargare lo sguardo in questo senso, da una posizione diversa,
potremo risolvere veramente un nostro problema; se infine
consideriamo un nostro piacevole interesse, così facendo, potremo
renderlo davvero inesauribile.
mercoledì 20 giugno 2018
QUESTE PAROLE DI JUNG...
… possono aiutarci a ritrovare “il baricentro” quando lo
perdiamo.
Inteso come baricentro il lato più autentico che abbiamo.
Inteso come baricentro il lato più autentico che abbiamo.
martedì 19 giugno 2018
SHOPPING COMPULSIVO
I compratori compulsivi non possono fare a meno di fare acquisti,
è più forte di loro: passando di fronte a una vetrina sentono di
dover entrare nel negozio e acquistare qualcosa. Non comprano in base
al reale bisogno dell'oggetto ma sulla spinta di un impulso
irrefrenabile: "quell'oggetto deve essere mio".
Quello che dà piacere in questo tipo di acquisti, e che crea una vera e propria dipendenza, è proprio il "rito" di comprare fine a se stesso. L'oggetto acquistato, una volta a casa, spesso viene "abbandonato" .
Il soggetto si rende conto di non essere in grado di trattenere il suo impulso a comprare, e questo gli aumenta il senso di frustrazione.
Accade così, che per alleviare questa spiacevole sensazione, comincia a fantasticare sui prossimi acquisti dando il via ad un circolo vizioso: compro → mi sento in colpa → mi deprimo → per tirarmi su compro qualcos'altro (o penso a cosa comprare).
Rivolgersi ad uno psicologo può consentire di spezzare gli anelli di questa catena.
Quello che dà piacere in questo tipo di acquisti, e che crea una vera e propria dipendenza, è proprio il "rito" di comprare fine a se stesso. L'oggetto acquistato, una volta a casa, spesso viene "abbandonato" .
Il soggetto si rende conto di non essere in grado di trattenere il suo impulso a comprare, e questo gli aumenta il senso di frustrazione.
Accade così, che per alleviare questa spiacevole sensazione, comincia a fantasticare sui prossimi acquisti dando il via ad un circolo vizioso: compro → mi sento in colpa → mi deprimo → per tirarmi su compro qualcos'altro (o penso a cosa comprare).
Rivolgersi ad uno psicologo può consentire di spezzare gli anelli di questa catena.
lunedì 18 giugno 2018
LA CURA DEGLI ALTRI
A volte siamo presi da una “bulimia delle buone azioni”, che
consiste nel considerarci brave persone solo se ci occupiamo degli
altri, se li accontentiamo il più possibile. Abbiamo l’impressione
di stare bene solo se facciamo del bene agli altri, ma ovviamente non
è così. Questo nostro modo di procedere infatti, col tempo, ci
porta ad una vera e propria forma di dipendenza. Purtroppo ciò che
accade è che spesso, nell’aver cura degli altri, ci dimentichiamo
di noi stessi.
DAGLI STUDI SUL PROBLEMA DEL SOVRAPPESO
emerge che in realtà, ciò che tratteniamo, sono soprattutto le
emozioni.
Pianto, tristezza, rabbia, ansia, frustrazione inespresse ci fanno ingrassare.
Mandar giù “bocconi amari” non ci fa bene. Invece, tirare fuori quello che abbiamo dentro, ci sgonfia. Dimagrire quindi, in un’ ottica duratura, non è solo una questione di dieta.
Pianto, tristezza, rabbia, ansia, frustrazione inespresse ci fanno ingrassare.
Mandar giù “bocconi amari” non ci fa bene. Invece, tirare fuori quello che abbiamo dentro, ci sgonfia. Dimagrire quindi, in un’ ottica duratura, non è solo una questione di dieta.
LE RESISTENZE DEL PAZIENTE
al cambiamento sono quelle che il terapeuta deve sempre avere ben
presente per intervenire in maniera efficace nei tempi e modi giusti.
Fallire tempistica e modalità infatti pregiudica tutto il percorso.
Lo psicologo inoltre, in ogni relazione terapeutica , deve
considerare anche quelle che sono le proprie resistenze (anch’esse
quasi sempre esistenti); solo così è possibile mettere al centro il
problema del paziente, senza inficiarlo con inopportuni
condizionamenti.
domenica 17 giugno 2018
LA QUESTIONE DELLA DISTANZA
Le stesse cose assumono un significato diverso a seconda della
distanza da cui le guardiamo. Vale anche per le emozioni e i
sentimenti, che se non li collochiamo alla distanza giusta rischiamo
di esserne sopraffatti. Se sbagliamo la distanza inevitabilmente
soffriamo. Se invece li mettiamo nel posto giusto abbiamo un
immediato effetto terapeutico.
Ogni disagio o disturbo ha un significato….
….e non arriva per caso. E’ al contempo sintomo e cura.
Il percorso terapeutico ha lo scopo di scovarne il senso.
Il percorso terapeutico ha lo scopo di scovarne il senso.
IL PROCESSO DI INDIVIDUAZIONE SECONDO JUNG
Jung è conosciuto per le sue geniali intuizioni sull’inconscio
collettivo e la sincronicità. In realtà
la ‘sostanza’ della sua psicoterapia è il processo di
individuazione.
Per Jung l’ individuazione è quello che ognuno di noi è chiamato a fare al fine di sviluppare la propria personalità individuale e differenziarsi dagli altri.
Per Jung l’ individuazione è quello che ognuno di noi è chiamato a fare al fine di sviluppare la propria personalità individuale e differenziarsi dagli altri.
sabato 16 giugno 2018
Non dobbiamo cercare di liberarci da una nevrosi….
….piuttosto dovremmo fare esperienza di quello che significa per
noi e di quello che ci insegna. Dovremmo anzi esserle riconoscenti.
“Senza di lei potremmo perdere l’occasione di apprendere chi siamo in realtà: non siamo noi a guarirla, è lei che ci guarisce.”(Carl Gustav Jung)
“Senza di lei potremmo perdere l’occasione di apprendere chi siamo in realtà: non siamo noi a guarirla, è lei che ci guarisce.”(Carl Gustav Jung)
La depressione scaturisce...
….dalle parti più profonde e arcaiche del nostro cervello, per
questo non è possibile contrastarla con i ragionamenti del nostro
“piccolo io” ma solo considerando il nostro lato sconosciuto.
A volte, se sei depresso...
La depressione è una cosa molto seria, guai a banalizzarla. Guai a sottovalutare le parole di un depresso e dirgli frasi del tipo: “stai tranquillo che ti passa”. Anche se per poterla classificare come depressione deve corrispondere rigorosamente ai criteri diagnostici elencati nel DSM IV, questa immagine fornita da Schulz può aiutarci a riconoscere l’ingresso nel tunnel.
L’ANSIA NELL’UOMO E NELLA DONNA ADULTI
Le donne hanno statisticamente un maggior rischio di ammalarsi di
ansia rispetto agli uomini. I due sessi la esprimono anche in
maniera molto diversa, quasi opposta: solitamente infatti le donne
interiorizzano, somatizzano e spesso non sono neanche capaci di
manifestare la loro rabbia, gli uomini al contrario espellono,
“buttano fuori”, diventando talvolta anche ossessivi e
aggressivi.
Nella donna, oltre ai momenti critici di gravidanza, post-partum e menopausa, l’ansia si spiega spesso con la paura costante di non riuscire a far fronte a tutti gli impegni e con la fatica di crescere i figli; nell’uomo invece è molto comune l’ansia da perdita del lavoro, da pensionamento, da cambiamento di ruolo sociale in genere. In una società così altamente competitiva come la nostra, infine, è molto diffusa l’ansia da prestazione, che ormai riguarda indistintamente entrambi i sessi.
La fase meno ansiosa della vita è indubbiamente quella che riguarda la terza età.
Nella donna, oltre ai momenti critici di gravidanza, post-partum e menopausa, l’ansia si spiega spesso con la paura costante di non riuscire a far fronte a tutti gli impegni e con la fatica di crescere i figli; nell’uomo invece è molto comune l’ansia da perdita del lavoro, da pensionamento, da cambiamento di ruolo sociale in genere. In una società così altamente competitiva come la nostra, infine, è molto diffusa l’ansia da prestazione, che ormai riguarda indistintamente entrambi i sessi.
La fase meno ansiosa della vita è indubbiamente quella che riguarda la terza età.
venerdì 15 giugno 2018
L’ANSIA ADOLESCENZIALE
Le metamorfosi adolescenziali sono di per se stesse generatrici di
ansia. Cambiare improvvisamente le proprie sembianze scatena infatti
la paura di non piacere. Inoltre, a differenza dell’adulto, il
ragazzo ha una tolleranza bassissima all’ansia, e non appena la
percepisce la espelle... purtroppo talvolta compiendo degli agiti
disdicevoli (come ad esempio l’abuso di alcool o di sostanze
stupefacenti). Sicuramente i genitori iperprotettivi, quelli cioè
che non sopportano di vedere la minima sofferenza nel proprio figlio,
non lo aiutano a costruirsi gli strumenti necessari per far fronte
agli stimoli negativi. L’ansia quindi non va demonizzata né
soppressa appena si manifesta, piuttosto va intesa come un segnale
molto importante da ascoltare e capire.
ALTRE INTERPRETAZIONI DEL DISTURBO FOBICO
Un’altra interpretazione della genesi del disturbo fobico è
quella che attribuisce all’oggetto, alla situazione o all’animale
il ruolo di simbolo di un conflitto psichico rimosso. Ad esempio la
claustrofobia potrebbe rievocare un abuso subito nell’infanzia in
un luogo chiuso; il principio è che per la nostra psiche è molto
più tollerabile attribuire la paura ad uno spazio chiuso piuttosto
che all’esperienza troppo dolorosa dell’abuso.
L’ultima interpretazione del disturbo fobico riguarda invece un’esperienza negativa dell’oggetto, situazione o animale della fobia stessa. Ad esempio potremmo avere paura di guidare dopo un terribile incidente d’auto; in questo caso è proprio il ricordo dell’incidente che alimenta la fobia. Ovviamente, in base all’interpretazione della causa del disturbo fobico è bene fornire al paziente una terapia diversa. Specificatamente nei primi due casi il terapeuta deve necessariamente individuare quale sia il conflitto rimosso che dà origine alla fobia. Nel terzo caso invece occorre favorire una nuova elaborazione dell’esperienza negativa vissuta dal paziente, per lo più attraverso l’impiego di tecniche cognitivo-comportamentali.
L’ultima interpretazione del disturbo fobico riguarda invece un’esperienza negativa dell’oggetto, situazione o animale della fobia stessa. Ad esempio potremmo avere paura di guidare dopo un terribile incidente d’auto; in questo caso è proprio il ricordo dell’incidente che alimenta la fobia. Ovviamente, in base all’interpretazione della causa del disturbo fobico è bene fornire al paziente una terapia diversa. Specificatamente nei primi due casi il terapeuta deve necessariamente individuare quale sia il conflitto rimosso che dà origine alla fobia. Nel terzo caso invece occorre favorire una nuova elaborazione dell’esperienza negativa vissuta dal paziente, per lo più attraverso l’impiego di tecniche cognitivo-comportamentali.
giovedì 14 giugno 2018
UNA CHIAVE INTERPRETATIVA DEL DISTURBO FOBICO
Si possono definire fobie quegli stati di agitazione associati
specificatamente ad una situazione, un oggetto o un animale.
Hanno la caratteristica di non essere razionali, per cui nessuna spiegazione logica può aiutare il soggetto ad eliminarle. Nei casi più gravi possono limitare seriamente la vita di una persona. Una interpretazione sull’origine del disturbo fobico riguarda una difesa da una paura più grande; la paura del proprio padre ad esempio, essendo molto difficile da sostenere a livello psichico, può essere spostata sul terrore nei confronti di un animale (come nel famoso caso clinico di Freud riguardante il piccolo Hans, in cui la paura per il padre viene spostata sui cavalli bianchi).
Hanno la caratteristica di non essere razionali, per cui nessuna spiegazione logica può aiutare il soggetto ad eliminarle. Nei casi più gravi possono limitare seriamente la vita di una persona. Una interpretazione sull’origine del disturbo fobico riguarda una difesa da una paura più grande; la paura del proprio padre ad esempio, essendo molto difficile da sostenere a livello psichico, può essere spostata sul terrore nei confronti di un animale (come nel famoso caso clinico di Freud riguardante il piccolo Hans, in cui la paura per il padre viene spostata sui cavalli bianchi).
L’ANSIA DI AVERE L’ANSIA
Un fenomeno che sta letteralmente dilagando in questi ultimi anni
è l’ansia di avere l’ansia, e lo si può spiegare mediante un
serio calo nella popolazione del livello di tolleranza alla
frustrazione.
L’ANSIA secondo FREUD
Sigmund Freud parte dal concetto che l’ansia sia la
manifestazione di un conflitto inconscio, quindi nascosto
all’individuo. La rimozione avviene in quanto il soggetto ne valuta
il contenuto come altamente pericoloso per la propria esistenza. Ne
consegue che quella che viene riconosciuta dall’individuo come
causa apparente dell’ansia non corrisponde mai alla causa reale.
Rimuovere il conflitto non significa eliminarlo, ed è per questo che
dà origine al sintomo ansioso.
UNA MADRE ASSENTE
Freud fu il primo a parlare di ansia del bambino a causa
dell’assenza della madre. I primi 3 anni di vita infatti sono
fondamentali per la fase di separazione-individuazione, in seguito
alla quale il bambino può iniziare a sviluppare un sé autonomo. In
questo periodo sono più che mai necessarie figure di riferimento
stabili e presenti. Successivamente invece, fasi di distacco dalla
mamma sono auspicabili e funzionano come un potente stimolo per la
crescita.
mercoledì 13 giugno 2018
L’ ANSIA INFANTILE
La causa dell’ansia infantile è sempre l’ambiente. Anche
quando è patologica è indice che il bambino è immerso in un
ambiente ansiogeno.
Ciò significa che la madre, il padre, o anche la maestra manifestano un comportamento che genera il disturbo. E’ impossibile, dunque, curare un bambino ansioso senza curare prima chi gli trasmette l’ansia.
Ciò significa che la madre, il padre, o anche la maestra manifestano un comportamento che genera il disturbo. E’ impossibile, dunque, curare un bambino ansioso senza curare prima chi gli trasmette l’ansia.
lunedì 11 giugno 2018
L'ENERGIA DEL CORPO
Quasi sempre disponiamo di una energia vitale superiore a quella
che pensiamo di avere. Non ne siamo consapevoli perché si tratta di
una “carica” nascosta, di energia che non stiamo utilizzando da
molto tempo. Tuttavia può accadere che, a causa di un innesco
imprevisto, fluisca all’esterno in modo vorticoso sotto forma di
ansia e di panico. Talvolta un’ improvvisa difficoltà sul lavoro,
la fine di una relazione di coppia o la perdita di una persona cara,
possono ad esempio innescare la scintilla. Se sapremo utilizzare
adeguatamente questa energia, una volta uscita allo scoperto, potremo
usufruire di una spinta vitale inaspettata.
domenica 10 giugno 2018
AMORE
Amore è un sentimento particolarmente efficace in termini di
adattamento all’ambiente, è un fortissimo stimolo a vivere e a
sentirsi accettati, è l’aspetto culminante dell’attaccamento. Ma
è anche una semplificazione eccessiva del mondo riducendo tutta la
realtà a quell’unione, dove nulla può interferire con quella
unità. Amore è un legame, ed è l’opposto del sentimento del
Narciso che è un solipsista e si innamora di se stesso. Amore, pur
costituendo un fortissimo tramite per la relazione, deve
necessariamente essere transitorio nella sua fase più alta. Una
società infatti non può reggersi su questo sentimento estremo,
necessita invece di espressioni meno acute quali il rispetto
reciproco, la solidarietà, la stima, la fiducia. Vari studi
sociologici dimostrano, al contrario, che oggi tendono a prevalere i
legami limitati alla fase acuta del sentimento. Si ignora cioè il
fatto che una storia tra due persone non può essere un susseguirsi
continuo di momenti acuti, ma un legame esistenziale che coinvolge
sentimenti duraturi. Tuttavia siamo in una “società liquida”,
come spiegava bene Bauman, “in cui il cambiamento è l’unica cosa
permanente e l’incertezza è l’unica certezza”. Se non si vuole
essere inattuali non si può prescindere da questo cambiamento
sociale, occorre invece prendere atto che… Amore nel 2018, così
come tanti altri sentimenti, svolgono una funzione psicologica
diversa rispetto al passato.
sabato 9 giugno 2018
SIMPATIE E ANTIPATIE
Ciascuno di noi ha simpatie ed antipatie immediate, e questo fatto
costituisce uno dei problemi relazionali più importanti. Già in
famiglia i genitori possono avvertire maggiore o minore simpatia per
un figlio rispetto ad un altro. Non ci si deve sentire in colpa per
questo, è un meccanismo psicologico del tutto normale, bisogna solo
comprendere come funziona. Mentre la simpatia è un invito
all’attaccamento e alla relazione, colui che viene percepito come
antipatico è al contempo temuto. Questi opposti sentimenti producono
in noi comportamenti nettamente diversi: in un “ambiente di
simpatia” ci si sente accettati dagli altri e di conseguenza ci
accettiamo più facilmente anche noi stessi. In un “ambiente di
antipatia” percepiamo di trovarci in una situazione da evitare, in
cui abbiamo bisogno di difenderci, dove finiamo per chiederci se
anche dentro di noi non ci sia qualcosa di sbagliato. Dunque,
prestare attenzione a questa continua e inevitabile alternanza di
sentimenti non può che farci crescere e giovare al nostro benessere.
Ci consente di modificare dapprima i nostri comportamenti, la nostra
“posizione” nelle relazioni, le dinamiche relazionali stesse,
quindi la nostra “posizione” nel mondo e il rapporto che abbiamo
col mondo stesso. Non mi sembra poco.
venerdì 8 giugno 2018
PAROLE AL VELENO
La chiacchiera eccessiva è un vero e proprio veleno, che può
solo avere come effetto quello di allontanarci da noi stessi e
amplificare le nostre insicurezze. Quando il teatrino degli argomenti
che recitiamo è sempre , a rotazione, lo stesso, significa che non
siamo più i protagonisti di un dialogo, ma siamo gli attori di un
teatro dell’assurdo. In questo caso il centro della conversazione
non è l’Altro, ma siamo sempre noi stessi, con la diretta
conseguenza di recarci danno. Le parole ripetute, soprattutto se
rivolte a se stessi e al proprio passato, stancano il cervello e
indeboliscono le sue capacità terapeutiche.
SIETE GENITORI CATTIVI !!
Innamorarsi delle proprie sofferenze e ricamarci sopra racconti
infiniti in cui mamma e papa’ sono cattivi e causa di tutti i
nostri mali non è mai una cosa positiva. Tuttavia è molto diffusa.
In effetti, è un alibi perfetto per rimanere bloccati dove si è,
per crogiolarsi nel proprio dolore, per non fare mai un passo in
avanti che possa consentirci di stare bene.
martedì 5 giugno 2018
ALLATTAMENTO AD OLTRANZA
La donna è perfettamente costruita per vivere la gravidanza e
allattare, ma ciò deve avvenire solo in certi momenti della vita.
Quando ci occupiamo solo ed esclusivamente della felicità dei nostri
bambini è come se stessimo ancora allattando quando non ce n’è
più bisogno. Pensare ai propri figli a dismisura, dedicandoci alla
loro salute, allo sport, al gioco, alla lunga ci rende infelici e
scontenti perchè avremo sempre l’impressione di non aver fatto mai
abbastanza. In questo modo creiamo, senza volerlo, dei figli viziati
e capricciosi, pronti a colpevolizzarci ogni volta che ci stacchiamo
da loro.
domenica 3 giugno 2018
ENTUSIASMO
Ma si può vivere senza entusiasmo? No !! Il nostro cervello è
programmato per ricercare ed avere piacere…ma non una volta
all’anno, tutti i giorni. E anche se piangi un giorno intero, anche
dopo una serie incredibile di eventi sfavorevoli, dopo una disgrazia,
un lutto, anche quando ti sembra che finisca il mondo.. ad un certo
punto, se ti ascolti, senti il bisogno di ridere e di provare
piacere, nella mente e nel corpo. E se non lo fai inevitabilmente ti
ammali.
LA TERRIBILE PAURA DI SBAGLIARE
Una madre “accogliente e sufficientemente buona” è certamente
l’apripista per una vita più sicura e meno timorosa dei propri
errori. Sapere che qualunque sia il nostro pensiero, il nostro
comportamento, la direzione in cui decidiamo di andare, saremo sempre
sostenuti dalla nostra principale figura di attaccamento ci consente
di affrontare la vita con più coraggio. Una madre “accogliente”
fa fare al bambino i primi passi, lo aiuta a parlare, gli fa
sperimentare nuovi giochi, nuove situazioni, gli spalanca la mente.
In questo contesto un errore non sarà vissuto dal bambino come un
fatto troppo grave, e lo sbaglio non avrà quella connotazione
negativa che la parola stessa suggerisce. Talvolta tuttavia, al di là
dei genitori che abbiamo avuto in sorte, attribuiamo a un esame, un
colloquio di lavoro, una decisione, un incontro d’amore.. una così
grande importanza da sentirci terrorizzati. Ci accade questo quando
abbiamo una visione ristretta di noi stessi, quando stabiliamo a
priori come dobbiamo essere e diventare, quando ci vogliamo bene solo
se raggiungiamo il risultato che ci siamo prefissati. Ma chi lo ha
detto che bisogna dimostrare agli altri e a se stessi di essere
bravi?
sabato 2 giugno 2018
SENSO DI COLPA
Deriva da uno stato di autoaccusa, ci procura disagio interiore e
frustrazione….. e ci crea un senso di inferiorità che ci spinge a
fuggire da noi stessi. E’ strettamente collegato a manifestazioni
sintomatiche, come ad esempio grandi abbuffate. E’ causato da un
atteggiamento spietato nei nostri confronti che ci ingabbia in un
continuo giudizio su noi stessi, sul nostro comportamento, su cosa
facciamo bene e cosa male. All’origine ha una costruzione ideale
molto rigida di come siamo e di come dovremmo essere. Si può
superare solo in un modo, imparando a stare con noi stessi.
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