Gli incontri
che facciamo dal momento della nascita alla vita adulta imprimono su di noi dei
segni indelebili. Preciso che gli incontri di cui parlo sono quelli che ci
mettono in relazione con gli altri. Considero dunque, l’entrare in relazione,
una condizione fondamentale per la nostra esistenza, non solo da un punto di
vista sociale ma anche psichico.
L’esperienza
genitoriale è quella che permette al bambino di fare il suo primo incontro, il
quale, per essere buono, deve essere necessariamente un incontro d’amore. Il genitore
cioè deve accogliere la domanda d’amore del bambino, per non instillare in lui
un dubbio che non gli consentirebbe di porsi con un atteggiamento di fiducia
verso gli altri e verso la vita in genere.
Questo atto
d’amore che in primis la madre rivolge al bambino è quindi un gesto di volontà,
che dimostra che la genitorialità non è mai biologica ma sempre adottiva.
Questo atto di volontà implica anche l’assenza di progetti e di attese verso i
propri figli , oltre all’ evitamento del
rischio di “fagocitarli”( cioè di
tenerseli tutti per se). Dovere dei
genitori è anche quello di non fare gli educatori, ma piuttosto quello di comunicare
la loro “insufficienza”, e trasmettere semmai il loro desiderio senza
pretendere dal figlio che sviluppi lo stesso ma sostenendolo nella coltivazione del proprio.
Dal punto di
vista clinico si può osservare chiaramente che una vita amata custodisce in se
un maggior numero di risorse e di possibilità per qualsiasi soggetto.