martedì 29 maggio 2018

PER DIMAGRIRE

Non dobbiamo dire continuamente a noi stessi di essere più magri, non dobbiamo metterci sulla bilancia ogni giorno, non dobbiamo condannarci a diete super restrittive e frustranti. Se siamo grassi siamo infelici, non siamo infelici perché siamo grassi. Essere grassi è il sintomo, essere infelici la causa. Si dimagrisce quando ci si “dimentica” di mangiare... e ci si “dimentica” di mangiare ad esempio quando si lavora con passione, o quando si legge il libro della vita, o quando ci si innamora. Se invece siamo emotivamente bloccati, piatti, il grasso è la parte viva di noi che, non potendosi esprimere in altro modo, lo fa in maniera sintomatica.







AL DI LA’ DELLE BUGIE..

...che non è vero che sono peccato, che anzi talvolta sono salvifiche per se stessi e in alcuni casi possono addirittura avere una connotazione altamente altruistica , la domanda da farsi è: come mai abbiamo l’esigenza spasmodica di raccontare sempre tutto di noi e di voler sapere tutto dall’altro? Ma siamo sicuri che sia un comportamento sano? La psicologia dice di no!! “Sto andando al bar a prendere un caffè”, “ora leggo un libro”, “ora cammino ad un passo lento”, “adesso più veloce”, Ma chi se ne frega?? Parlare di cosa si sta facendo con qualcun altro distoglie l’attenzione dall’azione stessa… che avrebbe invece già in se stessa un potente valore terapeutico.

lunedì 28 maggio 2018

LOVE YOURSELF

Volersi bene non significa necessariamente piacersi, che implica avere in mente un’ immagine ideale di sé e cercare di assomigliarle il più possibile. Perchè poi cosa succede se non ci si riesce? Non è un dramma se talvolta proviamo fastidio o rabbia verso noi stessi, ad esempio a causa di un nostro comportamento che riteniamo sbagliato. E’ una sensazione che passa. La verità è che tendiamo a volerci bene solo dentro a continue identificazioni. E’ dunque errato il concetto stesso di “volersi bene”, bisognerebbe invece migliorare la nostra capacità di stare con noi stessi, con quello che ci passa dentro volta per volta.



LEGAMI E ATTACCAMENTO

La storia di ognuno è una storia che ci lega all’altro e che dipende da lui, a partire dalla nascita. La vita ci viene dall’altro ed è stare insieme con l’altro. L’attaccamento del neonato alla propria madre non è solo conseguenza del bisogno di alimentarsi, serve anche alle sue importantissime funzioni psicologiche. Appartenere a una famiglia è un’ esigenza dello sviluppo, basta infatti considerare gli effetti disastrosi di una madre distaccata: rallentamento della crescita e chiusura del bambino che smette di esplorare il mondo.. perché se non c’è la mamma non c’è neanche il mondo. Il bisogno dell’altro è dunque una condizione esistenziale, e in questa partecipazione al gruppo si trova l’origine dell’apprendimento. L’indipendenza stessa necessita dell’altro per potersi realizzare. Il legame inoltre non si ha solo con i vivi, ma anche con le persone morte. Il bisogno è talmente forte, che quando non è possibile legarsi ad un uomo o a una donna, lo si fa pure con gli angeli o magari anche con i demoni.

domenica 27 maggio 2018

E.T. INSEGNA

tante cose... tra cui una molto importante: il “vissuto” personale non è una semplice percezione del mondo…. ma una sua costruzione. Per il soggetto infatti non esiste altra realtà che quella da lui stesso interiorizzata… ed è proprio questa che, senza alcuna pretesa di obiettività, può interagire con le vite degli altri fino a modificarle.






LA FRAMMENTAZIONE ...

del pensiero è un evento del cervello che sperimentiamo ogni giorno. Spesso non siamo nemmeno noi a volerla ma semplicemente la subiamo, ad esempio con l’arrivo improvviso di un sms, una telefonata, uno spot pubblicitario. Ma dobbiamo essere consapevoli che questa condizione, così diffusa nel nostro quotidiano, ci impedisce di fare delle elaborazioni complesse e sequenziali. Esse infatti necessitano innanzitutto di partire da premesse, sviluppare delle considerazioni e giungere a una conclusione…. che può essere anche molto lontana dalle premesse iniziali, e che può perfino contraddirle.
Questo procedimento, tutt’altro che lineare e immediato, ha bisogno di tempo per attuarsi, oltre che di una disposizione d’animo votata alla tranquillità e alla messa in discussione di se stessi. Se, tuttavia, si riesce a non avere troppa fretta e a portare a termine tutti i passaggi, è possibile accedere alle funzioni più alte del pensiero.




sabato 26 maggio 2018

IL PENSIERO

… è un’attività prodotta dalla psiche tutt’altro che scontata. Districarci quotidianamente nella società contemporanea ci porta spesso a mantenere il cervello occupato in tante piccole ma continue operazioni. Pensare, invece, è un’attività che non necessita di movimento, semmai dell’immobilità e del silenzio. Un uomo fermo che pensa è oggi una rarità e forse rimanda ad espressioni malinconiche o segnali di morte, in quanto il diktat è che la vita deve essere per forza movimento. E’ opportuno invece che la mente continui a combinare sensazioni, idee, evocazioni, misteri, e che elabori pensieri anche se privi di una applicazione concreta. Solo così si può generare meraviglia, stupore, creatività. Il pensiero mostra ciò che è nascosto dentro l’uomo…. che a volte può spaventare, a volte può anche produrre mostri, ma se riducessimo tutto al concreto rinunceremmo colpevolmente a una parte importantissima e costitutiva del nostro essere.









giovedì 24 maggio 2018

LA FOLLIA NON ESISTE

Il mondo esiste solo in quanto l’ Io lo sperimenta, altrimenti non esisterebbe. L’unica esperienza che possiamo fare del mondo non è forse solo quella del mondo che è entrato dentro di noi? Che altra esperienza del mondo potremmo mai fare? Nessuna. O questa o nessun’altra.
Da questo si può dedurre una cosa….che la follia non esiste. Esiste solo l’esperienza della follia. Non esiste cioè una contrapposizione oggettiva tra ciò che è folle e ciò che non lo è…. e non esiste perché niente ha significato se non nel vissuto di ciascuno.

mercoledì 23 maggio 2018

REAL TIME

E’ il tempo della realtà psichica in cui è calato l’uomo contemporaneo, dove ogni domanda possibile può ricevere solo una risposta immediata. Una condizione di vita portata più all’agire che al pensare, in cui il dubbio non esiste più perchè lascia il posto alla verità del momento. L’esigenza di una vita in real time uccide l’immaginazione, che per esistere necessita invece di un futuro. Con l’immaginazione si può vivere una vita che non c’è, fuggendo talvolta dal tempo reale che magari è poco piacevole e frustrante. L’uomo del presente non può più aspettare. Aspettare, meditare, pensare.…. generano angoscia….. dunque molto meglio agire subito.






martedì 22 maggio 2018

"Come da bambini...

...anche in terapia
il primo passo non ci porta dove vogliamo andare,
ma ci sposta da dove siamo"

lunedì 21 maggio 2018

PSICOLOGO O NON PSICOLOGO

Si è parlato molto negli ultimi anni del lavoro dello psicologo, non senza stereotipi. Dalla figura professionale che lavora con i pazzi a una sorta di indovino o chiromante. Lo psicologo, però, non ha nulla a che vedere con poteri magici, sfere di cristallo o visioni.
Il lavoro dello psicologo, anche se in gran parte sdoganato, è ancora oggetto di discussione, spesso genera incertezza e molti non sanno bene di cosa si tratti.
Lo psicologo è una figura professionale che ha ricevuto un’educazione universitaria e ha dedicato la sua vita allo studio della mente, delle emozioni e dei comportamenti delle persone.

Andare dallo psicologo è il primo passo per avviare un cambiamento.

A volte non è facile, in quanto questo fatto implica accettare o essere consapevoli di avere un problema o una difficoltà, e per molte persone riconoscerlo è un’impresa difficile. Tuttavia, è il primo passo per cambiare la situazione.

Nella consapevolezza che...

Il primo passo non ci porta dove vogliamo andare, ma ci sposta da dove siamo.

domenica 20 maggio 2018

IL MONDO DENTRO NOI

si forma in parte da quello fuori ma, se non stiamo attenti, rischiamo di diventare mondo esterno interiorizzato. Le esperienze si fanno corpo in noi e la società in cui viviamo ci modifica. Gli infiniti oggetti di cui ci circondiamo cambiano perfino la nostra biologia.
A questo ineluttabile processo bisogna tuttavia prestare una particolare attenzione in quanto, talvolta, l’esperienza esterna diventa pericolosamente imperativa. E’ il caso in cui un oggetto (come ad esempio il telefonino), che non c’era fino a pochi anni fa, si impone condizionandoci a tal punto da non poter vivere senza.
Il meccanismo è lo stesso che porta alla formazione di una “idea fissa”. Accade che una certa idea, che prima non esisteva in noi, si presenti in un momento preciso rinforzandosi a poco a poco e ripetendosi continuamente nella nostra mente. Essa dunque si impone, senza chiedere il permesso, presentandosi senza avere alcuna utilità e senza la possibilità di essere guidata. Può diventare ossessiva al punto da invadere tutta la mente fino a paralizzarla.
Ma cosa succede se si tratta di un'idea fissa radicata sulla morte?

mercoledì 16 maggio 2018

SE SCAPPI VAI POCO LONTANO

 
Evitare ciò che fa paura è la strategia più istintiva. Si mette in atto cercando di pensare ad altro, telefonando agli amici, riempiendo le giornate di impegni, aiutandosi con un bicchiere in più.
Il risultato che ottieni continuando a scappare è molto pericoloso, in quanto coltivi false e pericolose convinzioni su te stesso. Ad esempio cominci a pensare che certe cose non ti riguardano o che sei perfettamente in grado di tenere tutto sotto controllo, quando in realtà non è vero.
Ma è proprio continuare a sostenere queste false credenze che rende più forti le paure. Esse, dunque, vanno viste come l’estremo tentativo dell’inconscio di scardinare le tue false convinzioni. Quello che dovremmo semplicemente fare è ascoltarle.

lunedì 14 maggio 2018

L’INFERNO SONO GLI ALTRI

. diceva Jean Paul Sartre.
Può accaderci quando ci vergognamo per una figuraccia, per una critica, o quando semplicemente abbiamo paura del giudizio degli altri.
Rincorrere l’approvazione altrui è una trappola che consegna agli altri il potere di farci sentire inadeguati, in quanto ci spinge ad inseguire uno sbagliato ideale di miglioramento, e al contempo non ci fa più esistere come singoli individui. Percepire dunque la paura degli altri significa consentire incautamente all’esterno di invadere i nostri confini personali, tanto da farci perdere la consapevolezza di noi stessi. Il meccanismo è questo: più si cerca l’accettazione più ci si sente soli e insignificanti.

domenica 13 maggio 2018

DIGITALMAN


Ce ne siamo accorti? L’era digitale ha cambiato le nostre menti, sempre meno pensanti e sempre più, appunto, digitali. Abbiamo delegato la nostra memoria alla macchina diventando degli smemorati e abbiamo sostituito la logica ad una mentalità in cui le cose accadono perché accadono, senza poterle pianificare, dove il comportamento va dove vuole in balia di un vento capriccioso e senza regole. Anche il sacro, struttura importante della mente e della vita di ogni uomo in quanto esprime il mistero della vita e della morte oltre che il senso del proprio limite, rischiamo di ritrovarcelo proiettato su un telefonino. L’era digitale ha cambiato il nostro concetto di sapere, limitandolo rispetto al suo significato originario, e ci ha convinto che per sapere basta digitare. Ha modificato le nostre relazioni, in alcuni casi sostituendo lo strumento alla relazione stessa. Ha eliminato il silenzio della mente, quello stato di assenza di parole che favorisce l’intimità con i propri pensieri e sentimenti.