Non dobbiamo dire continuamente a noi stessi di essere più magri,
non dobbiamo metterci sulla bilancia ogni giorno, non dobbiamo
condannarci a diete super restrittive e frustranti. Se siamo grassi
siamo infelici, non siamo infelici perché siamo grassi. Essere
grassi è il sintomo, essere infelici la causa. Si dimagrisce quando
ci si “dimentica” di mangiare... e ci si “dimentica” di
mangiare ad esempio quando si lavora con passione, o quando si legge
il libro della vita, o quando ci si innamora. Se invece siamo
emotivamente bloccati, piatti, il grasso è la parte viva di noi che,
non potendosi esprimere in altro modo, lo fa in maniera sintomatica.
Esperto in disagio minorile, disturbi emotivi e del comportamento, dinamiche disfunzionali nel rapporto genitori-figli. Si occupa anche di depressione, attacchi di panico, fobie, rapporti affettivi, dipendenze (alcool, droga, gioco d'azzardo, sesso, nuove tecnologie), disturbi alimentari, centro di ascolto per ragazzi in difficoltà, disturbi d'ansia, dell'umore, somatoformi, del sonno, sessuali, terapia di coppia, autostima, assertività, disturbi ossessivo compulsivi.
martedì 29 maggio 2018
AL DI LA’ DELLE BUGIE..
...che non è vero che sono peccato, che anzi talvolta sono
salvifiche per se stessi e in alcuni casi possono addirittura avere
una connotazione altamente altruistica , la domanda da farsi è: come
mai abbiamo l’esigenza spasmodica di raccontare sempre tutto di noi
e di voler sapere tutto dall’altro? Ma siamo sicuri che sia un
comportamento sano? La psicologia dice di no!! “Sto andando al
bar a prendere un caffè”, “ora leggo un libro”, “ora cammino
ad un passo lento”, “adesso più veloce”, Ma chi se ne frega??
Parlare di cosa si sta facendo con qualcun altro distoglie
l’attenzione dall’azione stessa… che avrebbe invece già in se
stessa un potente valore terapeutico.
lunedì 28 maggio 2018
LOVE YOURSELF
Volersi bene non significa necessariamente piacersi, che implica
avere in mente un’ immagine ideale di sé e cercare di
assomigliarle il più possibile. Perchè poi cosa succede se non ci
si riesce? Non è un dramma se talvolta proviamo fastidio o rabbia
verso noi stessi, ad esempio a causa di un nostro comportamento che
riteniamo sbagliato. E’ una sensazione che passa. La verità è che
tendiamo a volerci bene solo dentro a continue identificazioni. E’
dunque errato il concetto stesso di “volersi bene”, bisognerebbe
invece migliorare la nostra capacità di stare con noi stessi, con
quello che ci passa dentro volta per volta.
LEGAMI E ATTACCAMENTO
La storia di ognuno è una storia che ci lega all’altro e che
dipende da lui, a partire dalla nascita. La vita ci viene dall’altro
ed è stare insieme con l’altro. L’attaccamento del neonato alla
propria madre non è solo conseguenza del bisogno di alimentarsi,
serve anche alle sue importantissime funzioni psicologiche.
Appartenere a una famiglia è un’ esigenza dello sviluppo, basta
infatti considerare gli effetti disastrosi di una madre distaccata:
rallentamento della crescita e chiusura del bambino che smette di
esplorare il mondo.. perché se non c’è la mamma non c’è
neanche il mondo. Il bisogno dell’altro è dunque una condizione
esistenziale, e in questa partecipazione al gruppo si trova l’origine
dell’apprendimento. L’indipendenza stessa necessita dell’altro
per potersi realizzare. Il legame inoltre non si ha solo con i vivi,
ma anche con le persone morte. Il bisogno è talmente forte, che
quando non è possibile legarsi ad un uomo o a una donna, lo si fa
pure con gli angeli o magari anche con i demoni.
domenica 27 maggio 2018
E.T. INSEGNA
LA FRAMMENTAZIONE ...
del pensiero è un evento del cervello che sperimentiamo ogni
giorno. Spesso non siamo nemmeno noi a volerla ma semplicemente la
subiamo, ad esempio con l’arrivo improvviso di un sms, una
telefonata, uno spot pubblicitario. Ma dobbiamo essere consapevoli
che questa condizione, così diffusa nel nostro quotidiano, ci
impedisce di fare delle elaborazioni complesse e sequenziali. Esse
infatti necessitano innanzitutto di partire da premesse, sviluppare
delle considerazioni e giungere a una conclusione…. che può essere
anche molto lontana dalle premesse iniziali, e che può perfino
contraddirle.
Questo procedimento, tutt’altro che lineare e immediato, ha bisogno di tempo per attuarsi, oltre che di una disposizione d’animo votata alla tranquillità e alla messa in discussione di se stessi. Se, tuttavia, si riesce a non avere troppa fretta e a portare a termine tutti i passaggi, è possibile accedere alle funzioni più alte del pensiero.
Questo procedimento, tutt’altro che lineare e immediato, ha bisogno di tempo per attuarsi, oltre che di una disposizione d’animo votata alla tranquillità e alla messa in discussione di se stessi. Se, tuttavia, si riesce a non avere troppa fretta e a portare a termine tutti i passaggi, è possibile accedere alle funzioni più alte del pensiero.
sabato 26 maggio 2018
IL PENSIERO
giovedì 24 maggio 2018
LA FOLLIA NON ESISTE
Il mondo esiste solo in quanto l’ Io lo sperimenta, altrimenti
non esisterebbe. L’unica esperienza che possiamo fare del mondo non
è forse solo quella del mondo che è entrato dentro di noi? Che
altra esperienza del mondo potremmo mai fare? Nessuna. O questa o
nessun’altra.
Da questo si può dedurre una cosa….che la follia non esiste. Esiste solo l’esperienza della follia. Non esiste cioè una contrapposizione oggettiva tra ciò che è folle e ciò che non lo è…. e non esiste perché niente ha significato se non nel vissuto di ciascuno.
Da questo si può dedurre una cosa….che la follia non esiste. Esiste solo l’esperienza della follia. Non esiste cioè una contrapposizione oggettiva tra ciò che è folle e ciò che non lo è…. e non esiste perché niente ha significato se non nel vissuto di ciascuno.
mercoledì 23 maggio 2018
REAL TIME
E’ il tempo della realtà psichica in cui è calato l’uomo
contemporaneo, dove ogni domanda possibile può ricevere solo una
risposta immediata. Una condizione di vita portata più all’agire
che al pensare, in cui il dubbio non esiste più perchè lascia il
posto alla verità del momento. L’esigenza di una vita in real time
uccide l’immaginazione, che per esistere necessita invece di un
futuro. Con l’immaginazione si può vivere una vita che non c’è,
fuggendo talvolta dal tempo reale che magari è poco piacevole e
frustrante. L’uomo del presente non può più aspettare. Aspettare,
meditare, pensare.…. generano angoscia….. dunque molto meglio
agire subito.
martedì 22 maggio 2018
lunedì 21 maggio 2018
PSICOLOGO O NON PSICOLOGO
Si
è parlato molto negli ultimi anni del lavoro dello psicologo, non
senza stereotipi.
Dalla figura professionale che lavora con i pazzi a una sorta di
indovino o chiromante. Lo psicologo, però, non ha nulla a che vedere
con poteri magici, sfere di cristallo o visioni.
Il
lavoro dello psicologo, anche
se in gran parte sdoganato,
è ancora
oggetto
di discussione, spesso
genera
incertezza e molti non sanno bene di cosa si tratti.
Lo
psicologo è una figura professionale che ha ricevuto un’educazione
universitaria e ha dedicato la sua vita allo studio della mente,
delle emozioni e dei comportamenti delle persone.
Andare dallo psicologo è il primo passo per avviare un cambiamento.
A
volte non è facile, in
quanto questo
fatto implica accettare o essere consapevoli di avere un problema
o
una difficoltà, e per molte persone riconoscerlo è un’impresa
difficile.
Tuttavia, è il primo passo per cambiare la situazione.
Nella
consapevolezza che...
Il primo passo non ci porta dove vogliamo andare, ma ci sposta da dove siamo.
domenica 20 maggio 2018
IL MONDO DENTRO NOI
… si forma in parte da
quello fuori ma, se non stiamo attenti, rischiamo di diventare mondo
esterno interiorizzato. Le esperienze si fanno corpo in noi e la
società in cui viviamo ci modifica. Gli infiniti oggetti di cui ci
circondiamo cambiano perfino la nostra biologia.
A questo ineluttabile processo
bisogna tuttavia prestare una particolare attenzione in quanto,
talvolta, l’esperienza esterna diventa pericolosamente imperativa.
E’ il caso in cui un oggetto (come ad esempio il telefonino), che
non c’era fino a pochi anni fa, si impone condizionandoci a tal
punto da non poter vivere senza.
Il meccanismo è lo stesso che
porta alla formazione di una “idea fissa”. Accade che una certa
idea, che prima non esisteva in noi, si presenti in un momento
preciso rinforzandosi a poco a poco e ripetendosi continuamente nella
nostra mente. Essa dunque si impone, senza chiedere il permesso,
presentandosi senza avere alcuna utilità e senza la possibilità di
essere guidata. Può diventare ossessiva al punto da invadere tutta
la mente fino a paralizzarla.
Ma cosa succede se si tratta
di un'idea fissa radicata sulla morte?
mercoledì 16 maggio 2018
SE SCAPPI VAI POCO LONTANO
Evitare ciò che fa paura è
la strategia più istintiva. Si mette in atto cercando di pensare ad
altro, telefonando agli amici, riempiendo le giornate di impegni,
aiutandosi con un bicchiere in più.
Il risultato che ottieni
continuando a scappare è molto pericoloso, in quanto coltivi false e
pericolose convinzioni su te stesso. Ad esempio cominci a pensare che
certe cose non ti riguardano o che sei perfettamente in grado di
tenere tutto sotto controllo, quando in realtà non è vero.
Ma è proprio continuare a
sostenere queste false credenze che rende più forti le paure. Esse,
dunque, vanno viste come l’estremo tentativo dell’inconscio di
scardinare le tue false convinzioni. Quello che dovremmo
semplicemente fare è ascoltarle.
lunedì 14 maggio 2018
L’INFERNO SONO GLI ALTRI
….
diceva Jean Paul Sartre.
Può accaderci quando ci
vergognamo per una figuraccia, per una critica, o quando
semplicemente abbiamo paura del giudizio degli altri.
Rincorrere
l’approvazione altrui è una trappola che consegna agli altri il
potere di farci sentire inadeguati, in
quanto ci spinge ad inseguire uno sbagliato ideale di miglioramento,
e al contempo non ci fa più
esistere come singoli
individui. Percepire
dunque la paura degli altri significa consentire incautamente
all’esterno di invadere i nostri confini personali, tanto da farci
perdere la consapevolezza di
noi stessi. Il meccanismo è
questo: più si cerca l’accettazione più ci si sente soli e
insignificanti.
domenica 13 maggio 2018
DIGITALMAN
Ce ne siamo accorti? L’era
digitale ha cambiato le nostre menti, sempre meno pensanti e sempre
più, appunto, digitali. Abbiamo delegato la nostra memoria alla
macchina diventando degli smemorati e abbiamo sostituito la logica ad
una mentalità in cui le cose accadono perché accadono, senza
poterle pianificare, dove il comportamento va dove vuole in balia di
un vento capriccioso e senza regole. Anche il sacro, struttura
importante della mente e della vita di ogni uomo in quanto esprime il
mistero della vita e della morte oltre che il senso del proprio
limite, rischiamo di ritrovarcelo proiettato su un telefonino. L’era
digitale ha cambiato il nostro concetto di sapere, limitandolo
rispetto al suo significato originario, e ci ha convinto che per
sapere basta digitare. Ha modificato le nostre relazioni, in alcuni
casi sostituendo lo strumento alla relazione stessa. Ha eliminato il
silenzio della mente, quello stato di assenza di parole che favorisce
l’intimità con i propri pensieri e sentimenti.
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