domenica 27 agosto 2017

LA RESPONSABILITA’ NECESSARIA



C’è un punto di partenza alla base di ogni terapia psicologica: il paziente è sempre responsabile. Occorre rifiutare l’idea che il soggetto sia vittima anche nel caso lo sia effettivamente stata (ad esempio in caso di traumi subiti, violenze, ecc). Ovviamente la responsabilità non riguarda ciò che ha subito ma quello che il paziente decide di farne.  Insomma l’approccio ad un percorso psicologico non deve essere di tipo deterministico; non è vero che dati certi genitori abbiamo determinati effetti. Tra causa ed effetto c’è la particolarità di ciascun soggetto. La sofferenza del paziente è data dalla coazione a ripetere di dinamiche psicologiche disfunzionali, e il percorso psicologico ha il compito primario di introdurre degli elementi innovativi, liberatori.
Ciascun soggetto quindi è responsabile della sua posizione, e dunque può scegliere se restare fermo nella posizione di sofferenza in cui si trova oppure cambiarla.

mercoledì 23 agosto 2017

L'INCONTRO



Gli incontri che facciamo dal momento della nascita alla vita adulta imprimono su di noi dei segni indelebili. Preciso che gli incontri di cui parlo sono quelli che ci mettono in relazione con gli altri. Considero dunque, l’entrare in relazione, una condizione fondamentale per la nostra esistenza, non solo da un punto di vista sociale ma anche psichico.
L’esperienza genitoriale è quella che permette al bambino di fare il suo primo incontro, il quale, per essere buono, deve essere necessariamente un incontro d’amore. Il genitore cioè deve accogliere la domanda d’amore del bambino, per non instillare in lui un dubbio che non gli consentirebbe di porsi con un atteggiamento di fiducia verso gli altri e verso la vita in genere.
Questo atto d’amore che in primis la madre rivolge al bambino è quindi un gesto di volontà, che dimostra che la genitorialità non è mai biologica ma sempre adottiva. Questo atto di volontà implica anche l’assenza di progetti e di attese verso i propri figli ,  oltre all’ evitamento del rischio di  “fagocitarli”( cioè di tenerseli tutti per se).  Dovere dei genitori è anche quello di non fare gli educatori, ma piuttosto quello di comunicare la loro “insufficienza”, e trasmettere semmai il loro desiderio senza pretendere dal figlio che sviluppi lo stesso ma  sostenendolo nella coltivazione del proprio.
Dal punto di vista clinico si può osservare chiaramente che una vita amata custodisce in se un maggior numero di risorse e di possibilità per qualsiasi soggetto.

domenica 20 agosto 2017

BRAVI GENITORI



Chi lavora nel mio settore può facilmente notare un netto squilibrio tra genitori assenti e genitori, al contrario,  fin troppo presenti. Entrambe queste categorie non aiutano il figlio a svolgere il suo naturale percorso di  crescita. Tuttavia, mentre il primo caso ha come diretta conseguenza nel bambino quello di direzionarsi spontaneamente verso altre figure parentali di riferimento, il secondo caso crea un legame genitori-figlio inadeguato; quest’ultimo, in quanto presente, ha però il vantaggio di poter essere “aggiustato” con alcuni piccoli accorgimenti.
Occorre precisare che questa suddivisione, in alcune famiglie, risulterebbe essere  troppo semplificativa e  porterebbe ad una descrizione imprecisa delle dinamiche reali.
Accade spesso, infatti, che gli stessi genitori siano al contempo troppo presenti e “mancanti”.
Questa, che a prima vista sembra una contraddizione in termini, in realtà non lo è, in quanto il troppo riguarda sempre una forma d’ansia della mamma o del papà che porta a riempire di attenzioni il bambino in tutto ciò che è futile, mentre la mancanza riguarda sempre il suo sostegno nelle cose fondamentali. Quando tutte le nostre energie e tutti i nostri pensieri sono rivolti esclusivamente a nostro figlio dobbiamo renderci conto che c’è qualcosa che non va, e che ciò avviene solo per allontanare da noi stessi stati d’animo sgradevoli, in particolare quello di non essere persone totalmente appagate. In questo caso, la crescita del bambino coinciderà con la comparsa di un nostro senso di solitudine, che in alcuni casi può sfociare nella perdita di significato per la vita.
Renderci conto, invece, che abbiamo sentimenti contrastanti verso di lui (come ad esempio acquisire la consapevolezza che in certi momenti non vogliamo occuparcene), è fondamentale, anche se difficile da attuare per paura di sentirci inadeguati o cattivi. E’ tuttavia l’atteggiamento necessario che consente al genitore di ricavarsi quegli spazi personali che gli permettono di prendersi cura di suo figlio nel modo migliore e più equilibrato possibile.

sabato 12 agosto 2017

I CAPRICCI....DEI GENITORI



Per fortuna facciamo continuamente errori con noi stessi, con gli altri e con i nostri figli. Per fortuna facciamo capire loro che siamo deboli e fragili; possiamo svegliarci la mattina ed essere sicuri di sbagliare qualcosa. L’iperprotezione che evitiamo a noi stessi ci consente di mettere in campo le nostre risorse e di crescere; ci fa interpretare nel migliore dei modi il ruolo di genitori, che non devono essere perfetti e che talvolta possono anche non fare la cosa giusta.
Il problema vero sovviene, invece, nel momento in cui l’adulto si mostra sempre forte e impeccabilmente dalla parte della ragione. Questo atteggiamento porta inevitabilmente il figlio ad imitarne le gesta e a costruire un’immagine positiva di sè solamente nel caso in cui riesca a mettere in pratica un comportamento ideale. Significherebbe, per i nostri figli, gettare le basi di una personalità autosvalutativa. Dobbiamo invece mostrare loro che c’è, dentro ognuno di noi, anche uno spazio in grado di accogliere gli errori e i lati di noi che non ci piacciono.
E’ questo ciò che si intende per crescita emotiva,diventare adulti dal punto di vista emotivo. E’ necessario per ogni individuo, anche perchè ha delle conseguenze tangibili sull’educazione dei nostri figli e sulla loro percezione di se stessi.
In caso contrario, essendo doveroso attribuire alle cose la terminologia approriata, dovremmo parlare di veri e propri capricci, e della consapevolezza di essere in presenza di adulti-bambini.

domenica 6 agosto 2017

FIGLI ANNOIATI



Come mai la noia pervade così spesso l’umore dei nostri figli?
“Mio figlio ha già tutto, non so cosa comprargli!” Sento dire ai genitori, abbienti e non. Hanno ragione! I nostri figli sono “troppo pieni”, e la conseguenza è inevitabilmente la noia. E’ importante infatti, per ciascuno di noi ,sperimentare la mancanza. Nella vita di ogni individuo la mancanza gioca un ruolo determinante per il mantenimento del nostro equilibrio psichico. Non solo quella materiale di soldi o beni di consumo, ma anche e soprattutto quello spazio psichico vuoto che preserviamo dai pensieri e dalle preoccupazioni di tutti i giorni.
Avere cura di questo spazio psichico vuoto è fondamentale, perchè è da li che possono venire nuove idee e nuovi modi di vedere e sperimentare il mondo. E’ lui che ci consente di guardare le cose senza preconcetti, di fare invenzioni e di cambiare strada nella vita. Essere nella mancanza significa anche essere nella condizione del “non sapere”. E questa condizione psichica, oltre a tenere in piedi un rapporto di coppia, portare a leggere un nuovo autore ,così come a salire su un aeroplano, è anche alla base della capacità di ciascuno di noi di costruire proficue relazioni interpersonali e un buon rapporto con se stessi.
Ogni tanto bisogna fermarsi, guardarsi, e non avere la presunzione di conoscersi ne capirsi. E’ questo che accende il motore e ci fa andare in una direzione piuttosto che in un’altra, che ci tiene in ascolto di noi stessi.
Essere”troppo pieni” e “sapere tutto” non è insomma auspicabile, in quanto ha come effetto quello di introdurre nella nostra vita almeno un fattore destabilizzante, che scardini il nostro sistema di sicurezze.E talvolta questo nuovo elemento può essere anche molto pericoloso per la salute dell’individuo, portando anche ad esempio ad una assunzione smodata di acool e stupefacenti.

giovedì 3 agosto 2017

NON SONO PIU' CAPACE DI "GESTIRE" MIO FIGLIO E NON HO CON LUI IL RAPPORTO CHE VORREI: PERCHE' ?

Uso questo termine per intenderci su una problematica molto diffusa tra i genitori, ma sia chiaro che il figlio non dobbiamo "gestirlo". A questa domanda bisogna precederne un'altra: che tipo di relazione ho con lui? E' indubbio, infatti, che l'autorevolezza vada costruita.
Negli ultimi anni si è fatto un gran parlare dell'assenza normativa del padre, che è vera e riscontrabile, ma a cui tuttavia anche la madre non ha saputo supplire.
Uomo e donna infatti, se escludiamo gli aspetti identificativi del figlio, sono uguali nell'esercizio della loro funzione genitoriale, e possono svolgerla benissimo in coppia o anche eventualmente singolarmente dopo una separazione. I nostri nonni, così come gli insegnanti dell'epoca, si può dire che avessero per lo più il "controllo" e sapessero "gestire" i bambini molto meglio di noi; tuttavia lo facevano con modalità che sfociavano spesso in derive autoritarie, ottenendo obbedienza e disciplina senza però costruire una "buona relazione". Per questo non vanno presi ad esempio, in quanto lo scopo non è garantire un ordine familiare e sociale impeccabile, ma evitare le cause del disagio.

domenica 12 marzo 2017

GENITORI IN TRAPPOLA

E’ uno stato non solo psichico ma alquanto tangibile e reale in cui si trovano molti genitori  con figli in età soprattutto adolescenziale ma anche puberale. Escluse le patologie psichiche (che comunque, quando presenti,  hanno sovente una diagnosi tardiva) a cosa dobbiamo questa condizione familiare?
La causa principale riguarda un’attenzione esageratamente scrupolosa verso aspetti della vita dei nostri figli che sono solo marginali, e tali dovrebbero rimanere. Si tende invece, troppo spesso, a riempirli di significato, ingombrando la loro psiche di inezie. Questa modalità di procedere (spesso dovuta a nostre ansie ataviche), è perfetta per “bloccarne” lo sviluppo, per impedirne dapprima il riconoscimento e quindi l’espressione delle proprie risorse (che sono invece i veri tesori di ciascuno di noi). Conseguentemente le autonomie e l’autostima del ragazzo/a non possono beneficiarne.
Invece di puntare l’occhio sulla figura, l’adulto in questione pone lo sguardo sul contorno, tralasciando i bisogni fondamentali del figlio/a e assecondandolo nel “capriccio”, dove invece andrebbe fermato.
In poco tempo si è passati da uno stile educativo in cui il padre dettava legge ad una “educazione senza padre”.  Il padre del dopoguerra dava dei confini precisi entro i quali ci si poteva muovere, e li faceva rispettare anche con la forza. Per il resto il figlio/a doveva “farsi da se”.  Oggigiorno, invece, l’adulto cerca il più possibile di “sostituirsi” al ragazzo/a per alleviargli le pene, con la conseguenza di ritardarne la crescita.
E’ consueto, nella società contemporanea, trovare  giovani con uno sviluppo cognitivo notevolissimo (favorito dal continuo bombardamento di informazioni e dalle nuove tecnologie) ma con una
“intelligenza emotiva” molto acerba. I ragazzi di oggi non sanno tollerare le frustrazioni, nemmeno le più piccole, e questo li rende estremamente fragili.  Cio’, ovviamente, è dovuto in larga parte al clima iperprotettivo che gli adulti hanno costruito intorno a loro.
Con questo non voglio tessere l’elogio della società del dopoguerra, ne tanto meno compararla con la nostra , in quanto sarebbe come confrontare delle mele con delle pere.

Tuttavia questo excursus può essere utile a comprendere che il “nuovo stile educativo” dominante rischia di “intrappolare” i genitori stessi in gabbie familiari in cui i figli fanno richieste sempre più pressanti, dove presentano esplosioni di rabbia incontrollate oltre che incomprensibili, e dove la gestione diventa una problematica insormontabile. 

giovedì 10 settembre 2015

INCONTRI GRATUITI DA GENNAIO 2016

Si organizzano incontri gratuiti riguardanti le problematiche più diffuse relative al rapporto genitori - figli, in cui potranno essere approfonditi argomenti da voi scelti, oltre ad essere un'occasione per domandare alcune delucidazioni. Se siete interessati inviate una mail lasciando il vostro nominativo e un contatto.