Il fulcro
della formazione è il soggetto, senza soggetto non può esserci formazione. Per
questo una persona non potrà mai avere la stessa formazione di un’ altra anche
se le competenze e gli studi fossero identici. Inoltre perchè essa sia
possibile è necessario e imprescindibile un atto di volontà da parte del
soggetto.
Il culto del
dialogo a tutti i costi tra genitori e figli è deleterio; i bambini hanno bisogno di essere “tagliati” nei loro
discorsi, e il punto lo devono mettere i genitori. E’ questa asimmetria
generazionale che porta al conflitto che
costiuisce la base della formazione. Una problematica ricorrente è quella di
genitori che vogliono essere amabili agli occhi dei loro figli, i quali
conseguentemente anzichè assoggettarsi alla legge cercano di farla. Gli adulti inoltre
sono spesso ossessionati dalle prestazioni dei bambini e alla minima difficoltà
cambiano loro scuola. Ma procedendo di questo passo viene a mancare la
dimensione fondamentale della formazione: il fallimento. Evitare al bambino
l’esperienza del fallimento è controproducente. Attualmente la posizione in cui
gli adulti lo collocano è al centro della famiglia, come idolo; come potrà mai,
in un discorso, dare la precedenza al padre? Decidendo lui gli oggetti da
possedere e di possederli subito, le parole come “attesa” o “rinuncia” non
hanno per il bambino alcun significato.
La
formazione, per sua natura, non può essere rappresentata da un percorso
lineare, in quanto è inevitabilmente costituita anche da cadute. Un ruolo
centrale lo giocano gli incontri del soggetto, che nel caso siano buoni gli
aprono la prospettiva verso il mondo, nel caso siano cattivi gliela chiudono.
In ultimo,
formarsi non significa “normalizzarsi”, al contrario il tesoro è collocato proprio
nella “stortura” del bambino.