Se la disumanità è un rischio costante per l’umano in cui si può
scivolare quasi inavvertitamente [...] ancor più necessario è
riuscire ad ascoltare anche quello che si cela sotto la paura, per
trasformarla in possibilità di contatto con se stesso e con l’altro. Il denominatore, insomma, è trasformare se stessi e le situazioni,
non solo criticare; è riconoscersi «comunità di vita», come
dicono oggi i freudiani, ovvero «comunità consapevole» in cui gli
individui si realizzano, diceva Jung ai suoi. Credere alla vita
comporta di essere «per» qualcuno o qualcosa. Il disporsi «contro»,
invece, avvia a processi di possibile distruttività per sé prima
ancora che per gli altri. Derive alla lunga difficili da controllare.
Ce la si può fare a uscire dalle crisi se si è vigili in umanità
Esperto in disagio minorile, disturbi emotivi e del comportamento, dinamiche disfunzionali nel rapporto genitori-figli. Si occupa anche di depressione, attacchi di panico, fobie, rapporti affettivi, dipendenze (alcool, droga, gioco d'azzardo, sesso, nuove tecnologie), disturbi alimentari, centro di ascolto per ragazzi in difficoltà, disturbi d'ansia, dell'umore, somatoformi, del sonno, sessuali, terapia di coppia, autostima, assertività, disturbi ossessivo compulsivi.