sabato 5 luglio 2014

"MAMMA, I COMPITI NON LI FACCIO ! "

Marco, un bambino di quarta elementare, a casa non ne vuole sapere di fare i compiti assegnategli dalle maestre. Dice che sono inutili e che non servono a niente. Per colpa di questo suo atteggiamento, nonostante sia un bambino intelligente, rimane inevitabilmente indietro con il programma e pian piano comincia a sviluppare sentimenti di inadeguatezza che via via potrebbero sfociare in un vero e proprio disagio.
Che fare dunque?
La prima cosa che viene spontanea è sollecitarlo, incentivarlo, stimolarlo, fare i compiti insieme a lui, poi se non funziona ancora minacciarlo ("questa settimana stai senza nintendo!") ed eventualmente punirlo (privandolo appunto delle cose che sappiamo lui tiene maggiormente). 
Questa modalità (molto tipica), in se stessa non è sbagliata, ma mentre la si applica occorre evitare di diventare per il bambino semplicemente il "genitore cattivo". Insomma dobbiamo stare attenti a non diventare i persecutori del bambino, peggioreremmo le cose senza ottenere nessun miglioramento. Occorre invece fin da piccoli metterli di fronte alle loro responsabilità, alle conseguenze delle proprie azioni, senza essere troppo invadenti e pervasivi. Cioè IL GENITORE DEVE FARE IL GENITORE, COME IL MAESTRO DEVE FARE IL MAESTRO, NON L'AMICO O IL CONFIDENTE. E DEVE ACCETTARE ANCHE QUELLO SPAZIO DI INTERIORITA' CHE IL BAMBINO NON VUOLE SVELARE, che vuole tenere per se, perchè è solo suo e non vuole condividerlo con nessuno. Qui sorge dunque il problema della "GIUSTA DISTANZA" da tenere con il bambino; NE TROPPO VICINO NE TROPPO LONTANO. MA SOPRATTUTTO DEVE ESSERE UNA DISTANZA FLESSIBILE, priva di rigidità, disposta a continui allontanamenti e riavvicinamenti.