Occorre
considerare il bambino non solo esclusivamente in rapporto al suo bisogno ma anche
riconoscendolo capace di pensare e con una mente da riconoscere. Questo perchè
l’identità di un soggetto non viene donata per natura, ma dipende dall’altro,
dal discorso che l’altro fa su di lui.
La psiche
cioè è da considerarsi nel mondo, non
distaccata da esso.
Per cui se
adeguatamente riconosciuto dai genitori il bambino avrà un’ identità forte e
sarà pieno di fiducia, altrimenti costruirà un’identità fragile, che non lo
aiuterà a stare nel mondo.
E’ sempre
più diffuso incontare ragazzi sofferenti che tuttavia non sanno esprimere il
loro disagio, non sanno parlarne, non sanno nominarlo. E questa loro incapacità
è dovuta semplicemente al fatto che nessuno glielo ha insegnato. Le pulsioni
sono eventi di natura, le emozioni sono una via di mezzo tra natura e cultura,
ma i sentimenti sono eventi culturali, non li abbiamo in natura, li dobbiamo
imparare. Cioè l’amore, il dolore, la noia ad esempio non sono già presenti
alla nascita, occorre acquisirli. Non
imparare i sentimenti significa non riuscire poi a nominarli quando si soffre,
e di conseguenza risulta impossibile uscire dal disagio.